Quando dieci amici di Dibba decisero che le Olimpiadi a Roma no, meglio di no

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La memoria è importante. Per questo oggi che Milano e Cortina esultano per le Olimpiadi invernali del 2026 è giusto ricordare che a Roma non si sono fatte per motivi sicuramente giusti e validi. Ad esempio quelli che ha elencato Alessandro Di Battista nella sua imperdibile fatica letteraria “Meglio liberi”, pubblicato con la casa editrice di Berlusconi:



“Io ero estremamente contrario, ma non ero sicuro che i romani la pensassero come me. In quei giorni mi domandavo se fare un referendum cittadino e proporlo durante le due settimane precedenti il ballottaggio non fosse una soluzione più morbida rispetto a un ‘no’ secco. Decisi di telefonare a Massimo, il mio meccanico, e gli chiesi di radunare un pò di amici perché, gli dissi scherzando (ma neppure troppo), ‘dovevamo prendere una decisione politica’.



Lui raduno’ una decina di persone: l’edicolante, il fruttivendolo del quartiere, un paio di parenti, un pensionato. Io arrivai all’officina in motorino. Lo parcheggiai, scesi, mi tolsi il casco e chiesi a Massimo se si trattava di persone di fiducia. Te poi fida’ disse lui.

Così, quasi in modo solenne, domandai cosa ne pensassero delle Olimpiadi a Roma. Le loro risposte furono molto aspre, e non posso riportare le parole esatte per evitare querele. A ogni modo uscii dall’officina, dal mio ‘soviet’ personale tra bulloni, pezzi di ricambio e olio, e mandai un messaggio a Virginia: ‘Sulle Olimpiadi nessuna esitazione, linea durissima. La stragrande maggioranza dei romani sta dalla nostra parte.’”



Ora, c’è da dire che la stragrande maggioranza dei romani attualmente se vede Virginia che attraversa la strada un pensierino su qualcosa da dirle potrebbe anche farlo. Eppure Dibba non intende cacciarla nonostante il popolo abbia una gran voglia di parlare per chiederle se la città ridotta una merda facesse parte del programma elettorale del M5S e se la scomparsa degli autobus a Roma sia parte di un raffinato piano per costringerci tutti ad andare in bicicletta abbassando così le emissioni di Co2. Peccato che a Dibba sia passata la voglia di democrazia diretta, ultimamente.

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