Desirée Mariottini e le amiche che hanno girato la testa

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I pm prevedono l’iscrizione sul registro degli indagati di altre persone. Per omissione di soccorso, o, addirittura, per concorso in omicidio. Sotto accusa le dieci persone che erano con lei ma non hanno fatto niente

La caccia ai responsabili della morte di Desirée Mariottini si allarga. Oltre a Mamadou Gara, senegalese 26enne, Brian Minteh, 43 anni e anche lui cittadino del Senegal, al nigeriano Chima Alinno e al ghanese Yusif Salia gli inquirenti stanno cercando un certo Marco, italiano che avrebbe fornito il mix di stupefacenti e psicofarmaci, oltre ad altre due persone che si sarebbero trovate sul luogo dei fatti anche se il loro ruolo non è stato ancora acclarato. E c’è di più.



Desirée Mariottini e le amiche che hanno girato la testa

Perché secondo gli inquirenti mentre Desirée Mariottini moriva nel palazzo in via dei Lucani a San Lorenzo c’erano almeno dieci persone: quattro erano donne, due di queste erano italiane. Ma nessuna di loro ha fatto niente. Il Corriere della Sera riporta la testimonianza della congolese Muriel: «Si presentò come Desy ed era alla ricerca di qualunque sostanza che potesse attenuare la sua astinenza. Mi disse che sarebbe diventata maggiorenne la settimana dopo. Una volta mi chiese di iniettarle eroina, ma io risposi in maniera negativa. Era sprovvista di denaro e si approcciava in maniera troppo insistente e confidenziale con qualsiasi persona che avrebbe potuto offrirle droga. L’ho rivista una seconda volta in compagnia di una ragazza di colore che conosco con il nome di “Antonella”. Entrambe assumevano crack attraverso un inalatore artigianale. Le ho redarguite entrambe, ma loro hanno continuato senza curarsene». Si arriva al giorno della tragedia: «Giovedì alle 19.50 ero lì per comprare cocaina e un tunisino di circa 40 anni, Hytem, mi invitava a seguirlo all’interno di un container dove vi era una ragazza sdraiata priva di conoscenza.  L’ho rivestita, anche se le scarpe non le ho trovate. La ragazza, seppur con affanno,respirava ma era in stato del tutto incosciente. Ma non mi sono resa conto che fosse in pericolo di vita, avendo visto altre persone appena “fatte” che poi si riprendono in pochi istanti. Alle 3 di notte Youssef  (Yusif Saila, fermato a Foggia) mi disse che era morta».



Agli atti ci sono anche le testimonianze di Giovanna, 32 anni, italiana e Noemi, 26 anni, italiana che dice che andava nella baracca per portare cibo e abiti puliti. In questura sono stati ascoltati anche i genitori della ragazza, separati da tempo. Dice la madre:«Ad agosto ho trovato alcuni messaggi di una certa Chiara su messanger nei quali invitava Desirée a recarsi a Roma per passare la notte. Dal tono ho capito che Chiara facesse uso di droga e fosse amica dei pusher». La signora Barbara si affida all’ex compagno Gianluca Zuncheddu, noto pusher del pontino, per aiutare la figlia. L’uomo riferisce di averla affrontata una volta nel parcheggio degli autobus di Latina. Un’altra volta la fa salire in auto, litigano e lui la schiaffeggia. Desirée sale a casa e dopo 40 minuti scende la mamma che invita il padre ad andare via «perché era delusa dal mio comportamento».

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Desirée si poteva salvare

Agli atti c’è anche la testimonianza di un uomo di cittadinanza ghanese. Il racconto dell’uomo arriva alle due di notte quando «mentre parlavo con Giovanna, si avvicinava Ibrahim che, piangendo, ci diceva che Desirée era morta. Io e Giovanna, avvicinandoci a lei, ci accorgevamo che non respirava… Io mi arrabbiavo con Youssef dicendo che, se avessimo chiamato l’ambulanza, la ragazza si sarebbe salvata. Nonostante le mie parole, Youssef, evidentemente agitato e preoccupato, prendeva i suoi vestiti, li metteva nello zaino e si allontanava. Verso le 3 tutti i presenti, ossia Ibrahim, Sisco, Muriel e Giovanna, oltre a me, si allontanavano dall’edificio temendo che la polizia potesse ritenerci tutti responsabili della morte di Desy».

Gli inquirenti calcolano che siano state almeno dieci persone ad essere passate in via dei Lucani quella notte rendendosi conto che Desirée Mariottini poteva essere salvata, ma nessuno – o quasi – ha fatto nulla. Il Messaggero oggi scrive che la notte tra il 18 e il 19 ottobre almeno dieci persone erano con lei, non solo i componenti del branco che l’ha sedata, drogata, violentata e poi lasciata morire, impedendo anche di chiamare i soccorsi. C’erano anche alcune ragazze, Antonella,Muriel, Narcisa, Giovanna, Noemi, e i suoi nuovi amici Alexander e Nasco. «Sta t… di m…», le avrebbe urlato contro una delle donne proprio quando stava morendo, dopo avere aiutato il branco a spostare il suo corpo nudo. È proprio lei che ora rischia accuse pesanti. A contraddire il suo racconto è Giovanna, 30 anni, italiana. I pm prevedono l’iscrizione sul registro degli indagati di altre persone. Per omissione di soccorso, o, addirittura, per concorso in omicidio.

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