Chi sono i genitori di Simone di Torre Maura

Il quindicenne nato a Villa Irma — oggi Policlinico Casilino - ha dimostrato una coscienza politica superiore al 99% degli account Facebook di espertoni di politica. Il padre...

Ieri Simone di Torre Maura, il 15enne che ha sfidato Casapound e si è preso un sacco di insulti di marca patridiota, è stato “scoperto” da Virginia Raggi che si è complimentata con lui.  «A me ‘sto fatto che bisogna andare sempre contro la minoranza non sta bene. Nun me sta bene che no. Siamo sessanta milioni e non ci possono creare problemi settanta zingari», ha detto  a Giuseppe Silvestre, militante neofascista che aveva scavallato dal quinto al sesto municipio per soffiare sul fuoco del Quadrante Est di Roma.



Chi sono i genitori di Simone di Torre Maura

Il quindicenne nato a Villa Irma — oggi Policlinico Casilino – ha dimostrato così una coscienza politica superiore al 99% degli account Facebook di espertoni di politica: «Secondo me nessuno deve essere lasciato dietro. Né italiani, né rom, né africani, né qualsiasi tipo di persona. Io non ho nessuna fazione politica dietro. Io so’ di Torre Maura e ragiono con la testa mia. Sarò pure uno su cento, come dite, ma da voi non mi faccio spingere. Ragiono di testa mia, mia madre mi aveva detto di non venire alla manifestazione».



La madre di Simone, comasca, dal 1997 vive a Roma, dal 2003 nel quartiere. Lei stessa ha raccontato a Repubblica:  «Il primo giorno, quello dei panini per terra, Simone ha guardato la diretta Facebook di Casapound. Non riusciva a staccarsi. Lui, e il fratello Walter, hanno radici profonde a Torre Maura. La difendono. Io avrei voluto tornare al Nord tante volte, i miei figli me lo hanno impedito, sono romani dentro. Simone non poteva sopportare tutta questa strumentalizzazione. «A’ mamma», mi ha detto, «bisogna dire qualcosa, non si può stare zitti di fronte a questi che vengono a speculare sulla povera gente per raccattare quattro voti. Ci stanno distruggendo il nostro quartiere».

Il padre di Simone e il Jobs Act



Anche il padre ha parlato con Repubblica: «Ho sempre e soltanto spiegato ai miei figli che un solo bambino che rischia la vita su un barcone giustifica l’intera accoglienza ai migranti. Sono orgoglioso che questi miei pensieri siano arrivati a destinazione». Ha lavorato per sedici anni ad Almaviva, tecnologia dell’informazione, ed è stato licenziato «grazie al Jobs Act della sinistra riformista». Ha un passato in organizzazioni marxiste-leniniste, ha pudore a parlarne: «Simone ha fatto tutto da solo, è andato alla manifestazione perché è intelligente, profondo e ha vissuto i comizi dei fascisti come un’intrusione, un’invasione.

Con il Fatto invece il genitore ha ragionato sull’improvvisa popolarità raggiunta dal figlio:

Simone fa politica? L’ha mai fatta o lo farà in futuro?
No, come ha detto lui stesso non ha mai fatto politica. È un ragazzo normale. Io mi sono un po’esposto quandosiamostati licenziati da Almaviva, ma non l’ho mai coinvolto. Se vorrà in futuro non lo so, gli consiglierò di restare sempre coerente e guardarsi bene intorno.

L’hanno già contattata per “ingaggiarlo”?
Qualcuno sì, ma non vorrei che si creasse il problema opposto. Ho visto che alcuni sindacati gli hanno fatto i cartelli, tipo “Simone presidente”o cose del genere. Non va strumentalizzato. Bene che abbia visibilità il suo pensiero. Sono orgoglioso, è mio figlio e mi fa pensare di aver seminato bene. È così difficile in questo momento.

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