La bomba dell’aumento IVA sul tavolo del governo

Categorie: Economia, Fatti

Due ipotesi di incremento per l'IVA: dal 22 al 23% o dal 22 al 24%. In cambio un taglio alle tasse di persone e imprese

Sul tavolo del governo c’è la bomba dell’aumento dell’IVA. La maggioranza Lega-M5S nega la necessità di una manovra correttiva per i conti pubblici anche se i fondamentali dell’economia in crisi la suggerirebbero: secondo il ministero dell’Economia e delle Finanze i due miliardi tolti dalla dotazione del reddito di cittadinanza per fronteggiare eventuali emergenze dovrebbero bastare in caso di necessità.



La bomba dell’aumento IVA sul tavolo del governo

Ma se ufficialmente è questa la cantilena governativa di propaganda, ufficiosamente nessuno crede più che si possa centrare una crescita dell’1% quest’anno, come scritto nei patti ufficiali con Bruxelles, mentre il parametro più importante, ossia il deficit pubblico indicato al 2,04%, è stato calcolato con un Pil allo 0,6%. Ma dopo l’estate, a settembre, bisognerà mettere mano ad una legge di bilancio che parte da meno 23 miliardi di euro, i soldi che servono a evitare gli aumenti dell’Iva del 2020. Per i mercati, anzi, sarebbe meglio che le intenzioni del governo fossero chiare già ad agosto, per evitare un’estate rovente sul fronte dello spread. Meglio,dunque, prepararsi per tempo.



Le aliquote percentuali su prodotti e servizi (Il Messaggero, 25 febbraio 2019)

E proprio in questa ottica, c’è un piano che riguarda la possibilità di aumentare l’IVA per tagliare le tasse alle persone e alle imprese. Spiega oggi Andrea Bassi sul Messaggero:

Per adesso si sarebbero fatte diverse ipotesi. La prima prevede l’aumento di un punto dell’aliquota ordinaria dell’Iva, quella oggi fissata al 22% e che, dunque, potrebbe salire al 23%. Frutterebbe quasi 4,5 miliardi di euro. La pillola verrebbe resa meno amara provando ad abbozzare un sistema all’americana, aumentando cioè, notevolmente le spese deducibili e detraibili.



Insomma, l’idea sarebbe di introdurre nell’ordinamento italiano il cosiddetto «contrasto d’interessi»,che renderebbe conveniente per tutti chiedere scontrini e ricevute fiscali e obbligherebbe coloro che oggi si sottraggono a rilasciarle. Lo slogan sarebbe facile: «niente più nero». L’altra ipotesi, più “hard” sarebbe di far salire l’Iva ordinaria di due gradini, dal 22 al 24%, magari scambiandola, in questo caso, con una riduzione diretta delle aliquote Irpef.

Leggi anche: Ecotassa-ecobonus 2019: cosa cambia per chi compra l’auto a marzo