Lo scrittore ucraino che ne dice quattro a Salvini “convertito” al pacifismo per l’Ucraina

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Anton Shekhovtsov pubblica due foto che immortalano il leader della Lega: prima davanti al Cremlino con la maglia di Putin, poi quella con il cartello "SOS Ucraina"

C’era una volta un uomo milanese, partito con un volo dall’aeroporto meneghino per atterrare a Mosca. Non un turista qualsiasi, ma un politico. Anzi, un leader di un partito politico che di lì a breve sarebbe diventato uno dei più votati e sostenuti dal popolo italiano. E tra i tanti gadget portati nella capitale russa, c’era anche una maglietta con cui si era esibito davanti all’occhio di una fotocamera: su quella t-shirt bianca (che indossò anche a Strasburgo, quando era eurodeputato) campeggiava il volto di Vladimir Putin, un suo vero idolo. Ora però, la storia sta cambiando e nel tentativo di cancellare quell’immagine di lui davanti al Cremlino per esaltate il Presidente russo, si schiera in favore del popolo ucraino, invaso e aggredito proprio dalla Russia. Proprio da quel Putin sempre esaltato e sostenuto. E proprio su questa “conversione” si è concentrato Anton Shekhovtsov, politologo e scrittore ucraino.



Anton Shekhovtsov, lo scrittore ucraino che ne dice quattro a Salvini

“No, Matteo, non dimenticheremo come hai fatto del tuo meglio per legittimare le politiche e le azioni dello stesso regime che ora sta commettendo un genocidio della nazione ucraina”. Parole che pesano come macigni. Perché Anton Shekhovtsov fa parte di quella fronda – che si è estesa a livello internazionale – di chi non dimentica quella posizioni passate. E non perché non si possa cambiare idea (soprattutto davanti a una guerra), ma perché la propaganda fatta negli anni dal leghista nei confronti di Vladimir Putin ha dato ancor più potere (anche agli occhi di alcuni italiani) allo stesso Presidente russo.



Il politologo non fa altro che ribadire (con quel collage di immagini) quel che in Italia si sta dicendo da quasi due settimane, quando è avvenuta la “conversione” di Salvini davanti alle immagini dei primi bombardamenti e dell’uccisione di innocenti cittadini ucraini. Un cambio di idea legittimo e apprezzabile, vista la situazione che si è venuta a creare. Certamente, però, non si può dimenticare quella legittimazione fatta nel passato. Come quando, nel luglio del 2018, disse al Washington Post:

“L’annessione della Crimea alla Russia è avvenuta dopo un referendum, quindi è legittima. Ci sono alcune zone storicamente russe, in cui c’è una cultura e delle trazioni russe, e che quindi appartengono legittimamente alla Federazione Russa”.

Legittimazione che ha portato a giustificato quelle mire espansionistiche russe, mai fermate dalla Lega e dal suo leader che – anzi – le ha esaltate e sostenute. Ma nel presente la narrazione cambia: dal mazzo di fiori – in favore di fotocamera – davanti all’Ambasciata Ucraina, ai cartelli per chiedere “SOS Ucraina”, fino alla partenza per la Polonia allo sbocco di un corridoio umanitario. Tutto molto bello, ma se ci fosse stato un silenzio negli anni passati, magari, Vladimir Putin non sarebbe stato legittimato (anche agli occhi degli italiani) a compiere determinati atti che oggi sono deflagrati in una guerra.

Chi è il politilogo ucraino

Il 44enne scrittore e politologo si occupa da anni dei legami tra la destra (anche quella estrema) europea e la Russia. Ha spesso analizzato, anche con alcuni suoi saggi, il nazionalismo russo in tutte le sue sfaccettature. E lo si evince dai suoi principali titoli pubblicati nel corso della sua carriera: “La Russia e l’estrema destra occidentale: Tango Noir” (del 2017) e “Nazionalismo russo radicale: strutture, idee, persone (2009). Testi di analisi politica che scandaglia sui fondali di quei legami tra il Cremlino (ma anche parte dell’elettorato russo) e i movimenti della destra (in tutte le sue sfaccettature) in Europa. E, tra i suoi lavori, c’è anche quello di membro del consiglio di amministrazione di “Fascism: Journal of Comparative Fascist Studies”, una piattaforma open source che si occupa di studi sui retaggi fascisti nell’Era contemporanea.