La lettera di Alexis Tsipras al Corriere della Sera

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-01-07

«Non vogliamo il crollo, ma la salvezza dell’euro»: il leader di Syriza racconta il programma di Salonicco e spiega le sue intenzioni politiche sulla Grecia. «Perché la Grecia è la patria di Sofocle, il quale ci ha insegnato, con Antigone,che talvolta la suprema legge è la giustizia»

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Il Corriere della Sera pubblica oggi, con traduzione di Silvia Baldassarre, una lettera di Alexis Tsipras in cui il leader greco parla delle intenzioni di Syriza riguardo l’euro e chiarifica la sua posizione a proposito della moneta unica: «Non vogliamo il crollo, ma la salvezza dell’euro». La lettera arriva dopo l’editoriale di Lucrezia Reichlin e l’articolo che ricordava i debiti condonati di Berlino nel 1953:

Syriza incarna l’aspettativa di un mutamento di rotta non solo per la Grecia, ma per l’intera Europa. Non c’è nulla da temere: non vogliamo il crollo, ma la salvezza dell’euro. E per ottenere questo risultato non serve proseguire le politiche fallimentari di austerity, ma tornare a crescere e cancellare la maggior parte del valore nominale del debito pubblico. La Grecia è davanti a una svolta storica. Syriza non è più una semplice speranza per il popolo greco:incarna l’aspettativa di un mutamento di rotta per l’intera Europa, che non uscirà dalla crisi senza una profonda revisione delle sue scelte politiche. La vittoria di Syriza darà slancio alle forze che spingono per il cambiamento. Perché se la Grecia è finita in una strada senza uscita,l’Europa di oggi è destinata a fare la stessa fine.

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L’infografica del Sole 24 Ore sui soldi della Troika alla Grecia

Tsipras continua a dire che la sua posizione è per una ridiscussione del debito greco nei confronto della Troika:

Il 25 gennaio, i greci sono chiamati a scriverela storia con il voto, a tracciare un cammino di rinnovamento e di speranza per tutti gli europei,condannando le politiche fallimentari di austerità e dimostrando che quando il popolo lo vuole,ha il coraggio di osare e sa superare angosce e timori, la situazione può cambiare. Syriza non èun orco né una minaccia: è solo la voce della ragione,e saprà suonare la sveglia all’Europa, perriscuoterla da torpore e passività. Per questoSyriza non è più considerata un pericolo comenel 2012, ma come una sfida per il cambiamento.Ma una piccola minoranza dei Paesi membri,stretta attorno alla leadership conservatrice delgoverno tedesco e di una parte della stampa populista,continua a far circolare vecchie dicerie aproposito di una GrExit (l’uscita della Grecia dallazona euro). Proprio come Antonis Samaras inGrecia, tali voci non convincono più nessuno. Dopo aver sperimentato il suo governo, il popolo greco sa distinguere le menzogne dalla verità. Samaras non ha niente da offrire, tranne la sottomissione ai precetti di un’austerità dannosa e fallimentare, che hanno imposto alla Grecia nuovi aumenti fiscali e tagli a stipendi e pensioni,che vanno a sommarsi a sei anni di sacrifici.Chiede ai greci di votare per lui per proseguire suquesta strada. Nasconde però il fatto che la Greciasi è impegnata a raggiungere questi obiettivi, non a farlo seguendo una precisa linea politica.

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La Grecia in cifre (Corriere della Sera, 5 dicembre 2015)

E ribadisce il programma illustrato a Salonicco:

Syriza si impegna ad applicare sin dai primigiorni del mandato il Programma di Tessalonica,economicamente vantaggioso e fiscalmenteequilibrato, a prescindere dai negoziati con i nostricreditori. Il programma prevede azioni per porre fine alla crisi umanitaria; misure di equità fiscale, affinché l’oligarchia finanziaria, che nonè stata sfiorata dalla crisi, sia finalmente costretta a pagare; un piano di rilancio dell’economia per contrastare gli altissimi livelli di disoccupazione e tornare a crescere. Sono previste riforme radicali nella gestione dello Stato e della pubblicaamministrazione, perché non vogliamo tornare al 2009, ma cambiare ciò che ha portato il Paese sull’orlo della bancarotta non solo economica, ma anche morale. Clientelismo (di unoStato ostile ai suoi cittadini), evasione ed elusione,operazioni in nero, contrabbando sono solo alcuni aspetti di un sistema di potere che ha governato il Paese per troppi anni, portandolo alladisperazione, e che continua a governare nel nome dell’emergenza e per timore della crisi. In realtà non si tratta di timore della crisi, bensì di timore del cambiamento. È questa paura,aggravata dall’incapacità di un sistema di governo,ad aver portato il popolo greco a una tragedia senza precedenti. E i responsabili di tutto questo,se conoscono l’antica tragedia greca, hannobuoni motivi per spaventarsi, perché l’hybris èseguita dalla nemesi e dalla catarsi!Il popolo greco e l’Europa non hanno nulla datemere: Syriza non vuole il crollo, ma la salvezza dell’euro. È impossibile salvare l’euro quando ildebito pubblico è fuori controllo. Ma il debito è un problema europeo, non solo greco: e l’Europa deve accollarsi il compito di cercare una soluzione sostenibile.

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Infine, cita Antigone e la giustizia:

Syriza e la sinistra europea sostengono che occorre cancellare la maggior parte del valore nominale del debito pubblico, per poi introdurre una moratoria sul piano di rientro e una clausola di crescita per ripianare il debito restante, in modo da utilizzare le rimanenti risorse per stimolare la ripresa. Esigiamo condizioni che non sprofondino il Paese nella recessione e non spingano il popolo alla miseria e alla disperazione. Samaras danneggia la Grecia, se si ostina adaffermare che il debito greco è sostenibile. […]Ci sono due posizioni diametralmente opposteper il futuro dell’Europa. Da una parte, la prospettiva delineata dal ministro delle Finanze tedesco,Wolfgang Schäuble: occorre rispettare gli impegni presi e proseguire su quella strada, a prescindere dai risultati ottenuti. Dall’altra, la volontà di «fare tutto il possibile» — suggerita dal presidente della Banca centrale europea —per salvare l’euro. Le elezioni greche saranno il campo sul quale si sfideranno queste due strategie.Sono convinto che quest’ultima prevarrà per un’altra ragione ancora: perché la Grecia è la patria di Sofocle, il quale ci ha insegnato, con Antigone,che talvolta la suprema legge è la giustizia.

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