Quando l'Italia prestava soldi alla Germania

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-06

Il racconto sul Corriere della Sera

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A seguito dell’articolo di Lucrezia Reichlin sull’opzione di ridiscutere il debito della Grecia e degli altri paesi in difficoltà nell’euro, oggi il Corriere della Sera ricorda il prestito di 120 milioni di dollari del 1952 che portò ossigeno nelle casse tedesche, reso possibile anche grazie alla garanzia dell’Italia:

La ricostruzione della Germania passò anche per un’opera di «moral suasion» dell’italiano Guido Carli. Correva l’anno 1952. All’epoca colui che sarebbe diventato governatore della Banca d’Italia per 15 anni presiedeva il comitato esecutivo dell’Unione Europea dei pagamenti, un accordo multilaterale per i pagamenti internazionali sottoscritto da 17 Paesi. Un’intesa che nei fatti realizzava la convertibilità delle monete tramite un sistema di crediti sostenuto dai fondi americani. E che fungeva da stanza di compensazione nella bilance commerciali: ogni Paese comunicava mensilmente i propri saldi bilaterali con i partner, che venivano appunto «compensati» presso la Banca dei regolamenti internazionali.

Germania: rapporto deficit/Pil
Germania: rapporto deficit/Pil

Anche se tutto il mondo è paese:

Carli concedendo quel prestito alla Germania a patto di «una stretta creditizia immediata, la tenuta del cambio che non doveva svalutarsi e l’aumento delle tasse» – scrisse nella sua autobiografia a quattro mani con il giornalista Paolo Peluffo («Cinquant’anni di vita italiana», editore Laterza) – fu così il «facilitatore» degli accordi (rilevalo storico di finanza Giuseppe Di Taranto) che vennero firmati un anno dopo nella conferenza di Londra.

Poi arrivò la cancellazione dei debiti (ohibò) contratti dai tedeschi tra le due guerre, che ammontavano a 32 miliardi di marchi. Bei tempi.

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