«Il PD mi chiede soldi dopo che ho detto di votare NO TAV»

Tommaso Cerno si lamenta perché il partito gli chiede le quote dopo l'intervista in cui ha detto che voterà la mozione dei grillini

Tommaso Cerno, giornalista e candidato renziano alle scorse elezioni poi eletto nel Partito Democratico al Senato e protagonista di un’intervista al Fatto Quotidiano in cui ha detto che voterà la mozione No-TAV dei grillini, sostiene che il partito gli ha chiesto i soldi delle quote al partito dopo l’intervista e ritiene di essere finito in una trappola fascistoide:



Il Pd di Milano le ha detto che non versa le quote al partito.
«Dichiarazioni fascistoidi, davanti alla libertà di pensiero tu, Pd, mi imponi una tassa, mi chied isoldi per poter parlare.Comunque neanche Renzi o Zingaretti sono intervenuti quindi il discorso vale per tutti: se la libertà di pensiero si esercita in questo modo non so per quanto potrò restare nel gruppo, li invito a domandarsi cosa sono diventati, se è ancora il Pd fondato da Veltroni».



In realtà ogni eletto del PD prima delle elezioni si impegna a dare contributi al partito, che sono obbligatori e la mancata contribuzione ha creato in passato problemi, polemiche politiche e persino ingiunzioni di pagamento anche ad altri. Non si capisce perché Cerno chiami in causa il fascismo di fronte a una regola che ha accettato:

Anche il Pd dovrebbe votare contro la Tav?
«Ma certo, anzi faccio un appello: ripensateci prima di mercoledì. Non era Renzi, del resto, a dire nel 2012 “se dovessi iniziarla oggi direi no alla Tav”? E poi di cosa si stupiscono, io che la conosco sono sempre stato contro quest’opera,mentre loro sono male informati».



L’uscita di Cerno dimostra ancora, a posteriori, che le candidature per le elezioni del 4 marzo erano inadeguate.

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