Gli sms tra Zingaretti e Di Maio sul governo PD-M5S

Il leader di Pomigliano è già convinto dell’ineluttabilità di un suo passo indietro. «Avrò una posizione defilata», ha confidato. Potrebbe guidare il Movimento da deputato semplice

La trattativa PD-M5S per il governo è cominciata con un sms. E con un problema: il bis di Conte a Palazzo Chigi ad oggi appare quantomeno impervio perché persino Nicola Zingaretti si è reso conto dell’impraticabilità politica della proposta:



Esce dall’Aula in fretta, Luigi Di Maio. Nicola Zingaretti ha appena risposto al suo sms, «certo, risentiamoci». Hanno entrambi negli occhi il gesto di Giuseppe Conte, che poggiando una mano sulla spalla di Salvini, «caro Matteo», ha affondato la lama. «È stato un grande discorso», suggerisce il leader 5S al segretario. Si erano sentiti anche poche ore prima. «Penso che possiamo ripartire solo da Conte. Anche perché il Movimento, e la mia leadership, possono reggere soltanto con lui a Palazzo Chigi». Pausa breve, replica gelida del dem: «Non posso accettare un bis di chi è stato presidente del Consiglio del governo gialloverde».

C’è anche un altro problema che incombe sulla trattativa: Matteo Renzi.



L’incognita Renzi porta via buona parte della telefonata. Di Maio non si fida di lui. E Zingaretti neanche. «E se poi Renzi stacca la spina tra pochi mesi, cosa facciamo? – domanda il grillino – Tu che garanzie puoi darmi?». «Nessuna», la replica. Nessuna certezza che l’ex premier non costituisca gruppi autonomi, così almeno teme il governatore del Lazio, magari rimpolpati da innesti provenienti da Forza Italia in vista di un nuovo partito di centro. Nessuna garanzia, soprattutto, che appena varato il nuovo esecutivo Renzi non brandisca il pallino dell’esecutivo, decidendone vita e morte con un cenno

 



Le correnti del PD (Corriere della Sera, 11 agosto 2019)

Eppure la trattativa è partita.

Pesa come un macigno, però, la pregiudiziale di Zingaretti. Che sia un veto incrollabile, nessuno può dirlo. Di certo, sembra complicato per il segretario – che oggi riunirà la direzione dem in vista delle consultazioni – accettare un nuovo governo senza discontinuità per la premiership. A maggior ragione se proprio Renzi sosterrà invece la soluzione di un nuovo esecutivo dell’avvocato. Il leader Pd pensa invece a un nome di compromesso. E si immagina fuori dal nuovo governo, chiedendo a Di Maio di fare lo stesso.

Il leader di Pomigliano, in realtà, è già convinto dell’ineluttabilità di un suo passo indietro. «Avrò una posizione defilata», ha confidato. Potrebbe guidare il Movimento da deputato semplice. I tempi della crisi, questa è la convinzione che si fa largo nel Movimento, rischiano insomma di allungarsi. Una sola cosa, al momento, sembra ormai certa: il premier ha chiuso con Salvini. Il quale, di fronte alle accuse durissime che gli muoveva in Aula l’avvocato a un centimetro dal suo naso, ha sussurrato soltanto due parole: «Sei ingiusto». Un amore finito.

EDIT ORE 8,36: “Quanto riportato oggi da alcuni organi di stampa è totalmente falso. Il vicepresidente Luigi Di Maio non ha mai chiamato alcun leader politico. I contenuti delle stesse conversazioni attribuiti al vicepresidente sono pertanto falsi. Al contrario, sono invece numerose le sollecitazioni che il M5s riceve in queste ore da più parti…”. Lo precisa una nota del M5S.
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