Non sono ancora al governo e già litigano. Se il buongiorno si vede dal mattino, l’alba del centrodestra che – secondo i sondaggi – si appresta ad avere saldamente tra le proprie mani le redini del Paese dopo il voto del prossimo 25 settembre non sembra essere foriera di accordi su temi fondamentali. I primi sintomi erano evidenti – prima di un parziale ravvedimento da parte di Matteo Salvini – sul tema delle sanzioni contro la Russia per l’invasione e la guerra in Ucraina. E ora i mal di pancia interni alla coalizione sono amplificati dall’ultimo affondo del leader di Salvini contro Giorgia Meloni sullo scostamento di bilancio.
Una posizione, quella del segretario della Lega, nota da settimane. Proprio lui e gli esponenti del suo partito, in ogni occasione pubblica, continuano a ribadire l’esigenza di una reazione immediata da parte dell’esecutivo (dimissionario) guidato da Mario Draghi per contenere l’aumento dei costi dell’energia (elettrica e gas) e le ricadute sulle famiglie e sulle imprese. E Salvini aveva anche quantificato il tutto: uno scostamento di bilancio (che, in parole povere, equivale al “fare debito”) da 30 miliardi di euro. E ieri ha ribadito questa posizione, tirando in ballo la “collega” di coalizione:
“La preoccupazione degli italiani in questo momento sono le bollette. Si devono mettere sul tavolo 30 miliardi a debito, adesso. Non capisco perché l’amica Giorgia su questo tentenni”.
La posizione della leader di Fratelli d’Italia è, invece, diametralmente opposta. Secondo Giorgia Meloni, infatti, non è necessario (soprattutto per i riflessi futuri) intasare le già poco floride casse dello Stato italiano aggiungendo nuovo debito a quello già presente. La sua soluzione, che attualmente non pare fattibile, è quella di modificare alcuni punti del PNRR in modo da recuperare da lì miliardi utili per contenere la crisi energetica e i suoi riflessi economici. Due linee di pensiero che, come evidente, sono diametralmente opposte. Ma loro continuano a sorridere durante i selfie dicendo di essere uniti.