La viceministra all’Economia senza deleghe Laura Castelli aveva detto che il primo gennaio 2019 avrebbe esordito il reddito di cittadinanza promesso dal MoVimento 5 Stelle in campagna elettorale. A quanto pare la maggioranza ha cambiato idea. Il Sole 24 Ore oggi spiega in un articolo a firma di Manuela Perrone e Marco Rogari che il reddito di cittadinanza non arriverà a gennaio: se tutto va bene, la data giusta è maggio. Altrimenti se ne parla nella seconda metà del 2019:
Pensione di cittadinanza e riforma dei centri per l’impiego dal 1° gennaio 2019. È un intervento da circa 4 miliardi quello che avrebbe ottenuto un sostanziale via libera nel nuovo vertice di ieri a Palazzo a Chigi, prima del Consiglio dei ministri e, soprattutto, della partenza del ministro Giovanni Tria per la “due giorni” a Vienna con Ecofin ed Eurogruppo.
Quella che si profila sul reddito di cittadinanza è un’operazione in due tappe ma in tempi rapidi: già da maggio o nel secondo semestre del prossimo anno scatterebbe il percorso per garantire (risorse permettendo) a tutti gli oltre 5 milioni di cittadini al di sotto della soglia di povertà l’assegno da 780 euro. In questo caso il costo sarebbe di circa 5 miliardi o poco più, che porterebbe a quota 9-10 miliardi l’onere complessivo della misura, da coprire, oltre che con l’assorbimento delle risorse destinate al reddito di inclusione, anche con fondi Ue non solo pescando dal Fse.