La Regione Piemonte vuole approvare una delibera che prevede il ricovero per chi prende la pillola abortiva Ru486

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La Regione Piemonte aveva già contestato le nuove linee guida sull'aborto varate da poco dal ministero della Salute. Ora, spiega la Stampa, sarebbe in via di approvazione una delibera che obbliga al ricovero le donne che ricorrono all'aborto farmacologico tramite l'utilizzo della pillola Ru486

La Regione Piemonte aveva già contestato le nuove linee guida sull’aborto varate da poco dal ministero della Salute. Ora, spiega la Stampa, sarebbe in via di approvazione una delibera che obbliga al ricovero le donne che ricorrono all’aborto farmacologico tramite l’utilizzo della pillola Ru486:



La Regione – nella persona di Maurizio Marrone, esponente di Fratelli d’Italia nella giunta di Alberto Cirio – vuole ribaltare la posizione assunta dal ministero della Salute ai primi di agosto sulla pillola abortiva Ru486: abolizione dell’obbligo di ricovero dall’assunzione fino alla fine del percorso assistenziale (si svolgerà in day hospital) e possibilità di assumere il farmaco fino alla nona settimana. Decisione salutata come una vittoria, benché tardiva, da quanti – come il ginecologo torinese Silvio Viale – consideravano il pregresso un inutile e assurdo retaggio del passato: «Da sette anni applico il Day Hospital e vado oltre le sette settimane di gestazione. Era lo Stato a essere fuorilegge, la 194 non obbliga al ricovero ordinario, ma prevede il ricovero solo se necessario». Ora Marrone rilancia: niente somministrazione della pillola nei consultori, stop alla distribuzione in Day Hospital alla fine dell’emergenza Covid, raccordo delle istituzioni con i movimenti pro vita. Sono le linee guida che la giunta, dopo avere mobilitato l’Avvocatura, potrebbe approvare a stretto giro tramite una delibera.

Le nuove linee guida sull’aborto (La Repubblica, 8 agosto 2020)

Marrone attacca:  «Se la sinistra vuole aggirare la diffusa obiezione di coscienza trasformando i consultori in abortifici deve cambiare la norma nazionale, sempre che abbia i numeri in Parlamento, invece di passare da blitz ferragostani. La banalizzazione dell’aborto non è una conquista per la donna perché ne compromette la scelta consapevole e soprattutto ne minaccia la salute». Silvio Viale spiegava che in realtà l’aborto farmacologico senza ricovero in Piemonte era già una realtà da tempo: «La donna affronta la questione delle alternative all’aborto prima. In consultorio o con un medico di fiducia. Noi siamo disponibili ad ascoltarla, ma quando arriva da noi ha già la prescrizione dell’aborto». Gli ultimi dati raccontano che, nel 2018, in Piemonte sono stati eseguiti 6.391 aborti, di cui 2.986 farmacologici. Il 47 per cento proprio al Sant’Anna. Qui, Viale applica lo stop al ricovero già da sei anni. «La Regione lo sa e non me lo ha mai contestato. Non ero io a essere fuorilegge, ma il governo», aveva detto dopo la decisione di Speranza.



Anche oggi Viale ha spiegato su Facebook che si tratta di un “bluff di un assessore di Fratelli d’Italia, che non ha la minima idea di cosa stia parlando. Voglio rassicurare tutti: non cambia nulla e continueremo a dare la Ru486 in #DayHospital”, aggiunge polemizzando “con chi disprezza qualunque tutela sanitaria in nome di una ideologia misogina e antiabortista”. “Le evidenze scientifiche sono inattaccabili – conclude – Mi spiace per Maurizio Marrone e per il suo irrealizzato inconscio da ginecologo, ma indietro non si torna”. Intanto il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, ha telefonato  al presidente della Regione Alberto Cirio esprimendo la propria preoccupazione e per capire se tale proposta fosse all’ordine del giorno della Giunta. Cirio, sempre secondo quanto viene riferito, avrebbe rassicurato il ministro: quella sull’aborto farmacologico “è una proposta dell’assessore” Marrone, “che verrà portata prima in maggioranza per una valutazione da parte di tutti, essendo un tema che tocca le sensibilità individuali”

 



 

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