Patuanelli, Di Battista, Taverna: la corsa a tre per la successione a Di Maio

I tre nomi in corsa: Di Battista è l’idolo della piazza ma non è amato dai gruppi parlamentari, Patuanelli è istituzionale ma con poco carisma. Taverna è l’anti–Meloni

Mentre il MoVimento 5 Stelle smentisce l’addio di Di Maio, c’è chi lavora già alla lista dei potenziali successori, tenendo in considerazione la sopravvivenza del governo e l’infilata di elezioni regionali che potrebbe devastare i grillini. Ilario Lombardo sulla Stampa racconta che Beppe Grillo è stato raggiunto da queste voci come lo è pressoché tutto il governo.



Chi proverà a galleggiare nel caos e a tentare di risollevare il M5S? Nella fase di transizione toccherebbe al membro anziano del comitato di garanzia Vito Crimi. Ma poi? Si fanno tre nomi, si diceva, ognuno dei quali ha elementi di forza e di debolezza. Il primo: Di Battista. Con grande tempismo è volato in Iran, nel cuore del conflitto globale. Dopo aver infilzato il Di Maio -capo politico su Paragone, ha messo in difficoltà il Di Maio-ministro degli Esteri, che si barcamenava negli equilibrismi diplomatici, con un post di dura condanna al presidente Usa Donald Trump per l’uccisione di Qassem Soleimani. Di Battista è l’idolo delle folle, capace di compattare la base dei militanti ma è detestato dal gruppo di Camera e Senato, da cui è considerato un turista della democrazia parlamentare con il vizio delle telecamere e dei palchi, inadatto a sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda del governo.

Per questo, nella fronda più moderata e tra i ministri si preferirebbero altri profili. Non il Guardasigilli Alfonso Bonafede, perché indisponibile a sostituire il leader di cui è stato uno dei più fedeli collaboratori, nonostante lo abbia investito del sospetto di voler rianimare l’alleanza con Matteo Salvini. Può garantire la stessa mise ministeriale Stefano Patuanelli. La Stampa ha già raccontato quanto il suo nome piaccia ai grillini in Parlamento e agli alleati di governo. Sconta un carisma mediatico al limite della anemia emotiva.



Per questo il terzo nome potrebbe essere quello che accontenta tutti. La vicepresidente del Senato Paola Taverna. È donna, fresca di laurea, ha un eloquio di piazza alla Di Battista e appartiene alla stessa genia della periferia romana di Giorgia Meloni. Già si pregusta il match: Paola vs Giorgia. Sostenuta da Grillo, non nasconde l’ambizione di voler guidare il M5S: Taverna è stata tra le più feroci accusatrici di Di Maio ed è tra le tifose più sfegatate della stabilità di governo e della legislatura. Col tempo è diventata meno aggressiva ed è l’unica, forse, se si votasse sul web, in grado di non soccombere all’onda Dibba.



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