Le fregnacce di Salvini sul Bail In della Popolare di Bari a Non è l’Arena

Categorie: Economia, Fact checking

Ieri da Giletti il leader della Lega ha riproposto la contrapposizione tra banchieri cattivi e piccoli risparmiatori e obbligazionisti dicendo che bisogna modificare il bail in perché a pagare devono essere i vertici e non i cittadini e le famiglie. Ma il bail in serve proprio a non usare i soldi dei cittadini per salvare le banche. Salvini lo sa?

Ieri sera Matteo Salvini era a Bari ed era anche in collegamento con lo “zio” Massimo Giletti a Non è l’Arena. Quale migliore occasione par parlare della crisi della Banca Popolare di Bari e attaccare il governo? Ed infatti il leader della Lega ha imbracciato lo scudo e si è subito schierato a difesa dei risparmiatori (anzi i “piccoli risparmiatori”), delle famiglie e dei cittadini. In che modo?  Chiedendo di modificare la direttiva europea sulle banche, quella che prevede il bail in.



Qual è la proposta di Salvini per salvare la Popolare di Bari?

Durante il suo intervento Salvini ha detto che «la direttiva europea sulle banche, il famoso bail in che più o meno vale il MES di oggi deve essere cambiato perché non è possibile che paghino le famiglie per errori di qualcuno che sta ai vertici delle banche per mancato controllo di chi è pagato per controllare». Sull’account Twitter ufficiale del leader della Lega il concetto è stato sintetizzato così: «bail in deve essere cambiato. Non possono pagare i cittadini per errori di certi vertici». Come al solito quello che Salvini vuole dire non è chiaro. Perché al di là della generica e taumaturgica proposta di “cambiamento” (dal MES, all’Emilia Romagna passando per i trattati europei) non è chiaro come secondo la Lega dovrebbe essere cambiata la direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive).



Perché Matteo Salvini non dice come intende salvare la Popolare di Bari? Dopo il commissariamento ci sono sostanzialmente due opzioni: il bail in o il salvataggio pubblico. Ce ne sarebbe anche un’altra, vale a dire la possibilità di vendere parte dell’istituto ad un’acquirente privato ma è evidente che in pochi sarebbe intenzionati a farlo. La Lega non vuole il bail in, quindi l’unica possibilità per salvare la Popolare di Bari è quella di utilizzare i soldi pubblici, ovvero quelli dei contribuenti e dei cittadini. Ma al tempo stesso la Lega non vuole che siano i cittadini a pagare per gli errori dei vertici quindi non si capisce in che modo si potrebbe salvare, secondo i leghisti, la banca.

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Perché se non si vogliono toccare o usare i soldi dei contribuenti l’unica strada percorribile è quella del bail in (che significa appunto salvataggio interno). Durante la procedura di bail si procede alla svalutazione di azioni e crediti per convertirli in azioni al fine di assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in difficoltà. La direttiva europea tanto contestata da Salvini stabilisce una gerarchia di chi deve essere chiamato a coprire le perdite siano azionisti, obbligazionisti e correntisti sopra i 100 mila euro (ovvero per la parte eccedente i 100 mila euro). I cosiddetti piccoli risparmiatori che hanno un deposito inferiore ai 100mila euro invece non sono chiamati a dover ripianare le perdite della banca perché sono protetti dal Fondo di garanzia dei depositi. Abolire o “modificare” il bail in significa che per salvare una banca – e i risparmi privati dei correntisti – si vogliono usare i soldi dei cittadini e dei contribuenti.



Nel caso della Popolare di Bari, ammesso e non concesso che Salvini sappia cosa sia il bail in, il leader del Carroccio sembra voler dire che deve essere lo Stato a ricapitalizzare la banca. Qualcuno quindi pagherà per mantenere le promesse di Salvini, ma non saranno i famigerati “banchieri” (per i quali eventualmente ci sarà un processo e ai quali penseranno i giudici). Salvini vuole salvare la Popolare di Bari con i soldi di tutti gli italiani? Lo dica senza giri di parole. Se invece pensa che possano essere i “banchieri” a metterli di tasca propria o è ingenuo o è in malafede.

 

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