Le prime segnalazioni sono arrivate a Prati, dove i residenti parlano di «interi appartamenti infestati da questi insetti». Da via Candia a via Germanico, le cimici si attaccano alle grate delle finestre e non è raro vedere alcuni esemplari morti su terrazze e marciapiedi. Le cimici asiatiche (Halyomorpha halys), che da cinque anni hanno invaso il Nord Italia, sono arrivate fino a Roma.
Il Corriere della Sera Roma racconta che le «cimici marmorate asiatiche» sono lunghe fra i 12 e i 17 millimetri ed è abbastanza facile riconoscerle perché sono di colore grigio e marrone; l’insetto sverna come adulto in edifici o in cassette e anfratti riparati per poi raggiungere in primavera le piante per deporre le uova. I residenti di Prati lamentano di aver scritto al Comune per chiedere una disinfestazione immediata. Senza risultato. «L’Ama ha risposto il 6 ottobre affermando che la problematica non è di sua competenza, mentre l’ufficio Gestione specie sinantropiche del Comune ha risposto l’11 ottobre che la questione sarebbe stata esaminata ma occorreva un mese per un riscontro».
I cittadini hanno contattato anche «il Dipartimento Ambiente che non ha risposto». Infine, «il Servizio Giardini ha inviato dei tecnici per un sopralluogo senza programmare la disinfestazione: aspettiamo che il problema diventi endemico?». Le cimici d’acqua della Thailandia sono tra gli insetti che arriveranno sulle nostre tavole nel 2018. Ma queste non c’entrano niente.
Lunga fra i 12 e i 17 millimetri, colori fra il grigio e il marrone, la cimice asiatica in poco tempo è diventata il peggior nemico della frutticoltura italiana. La prima apparizione in Emilia cinque anni fa, poi l’H. halys è stata trovata in Piemonte e Lombardia nel 2013, in Friuli, Veneto, Liguria e Toscana nel 2014 e nel 2015 nel Trentino e nelle Marche. Francesco Vincenzi, grande coltivatore di pere nel mirandolese, ha spiegato a Repubblica: «Correva l’anno 2012 e non capimmo subito che stava arrivando un vero disastro. Queste nuove cimici attaccano tutto. Le elimini, se ci riesci, dal pero e volano sul melo. Le cacci ancora e te le trovi sulla vite, sull’albicocco e poi ancora sul pero. E in autunno ti arrivano in casa. Le prime le hanno viste accanto all’Autosole, a Campogalliano, uscite forse da un container partito dall’Asia. Poi sono volate qui, nella Bassa. Quest’anno mi è andata abbastanza bene, ho perso il 10-15% delle pere. Ma altre aziende sono state quasi distrutte».
Secondo il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) nel 2016 in Italia è stato perso oltre il 40% di pere e kiwi, con danni pesanti anche a mele, pesche, uva, pomodoro, noci, nocciole, mais, soia. “Sono circa 300 – dice Lorenzo Bazzana, responsabile economico della Coldiretti – le colture che possono essere colpite. Questo insetto ha un apparato boccale pungente e succhiante e con la saliva provoca necrosi e deformazione nei frutti. In ogni fase di vita, dalle uova alla maturità, riesce comunque a fare danni. L’invasione è stata ed è veloce e altrettanto pronta deve essere la reazione, con fondi per la ricerca e per strumenti di difesa passiva”.