Le balle su Quota 100 smontate (anche) da Bankitalia

Categorie: Economia, FAQ

Non solo non c’è stato l’effetto di 1 a 3, ma neanche di 1 a 1. «L’impatto di queste misure — prosegue Bankitalia — sull’occupazione complessiva sarebbe nell’ordine di — 0,4 punti percentuali»

Vi ricordate? Luigi Di Maio, vicepremier M5S all’epoca del governo gialloverde, diceva che alcune aziende avrebbero assunto tre persone per ogni pensionato con Quota 100. E assieme a Matteo Salvini, l’altro vicepremier leghista del governo Conte 1, sostenevano che in tre anni Quota 100 avrebbe consentito a un milione di persone di anticipare la pensione e ad almeno un altro milione di trovare un posto. Balle che sono state ripetute ad Agorà senza alcun tipo di contraddittorio di recente da Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella, editore e professore a contratto. Repubblica ci racconta oggi che a un anno di distanza dal provvedimento il bollettino di Bankitalia smonta quegli annunci:



Nel prossimo triennio 2020-2022 l’occupazione crescerà «a tassi moderati, poco più di mezzo punto percentuale all’anno». Alcune valutazioni empiriche poi «indicano che le maggiori fuoriuscite dal mercato del lavoro connesse con le nuove forme di pensionamento anticipato (Quota 100) verrebbero solo parzialmente compensate da assunzioni». Non solo non c’è stato l’effetto di 1 a 3, ma neanche di 1 a 1. «L’impatto di queste misure — prosegue Bankitalia — sull’occupazione complessiva sarebbe nell’ordine di — 0,4 punti percentuali». E il tasso di disoccupazione «si ridurrebbe gradualmente, raggiungendo il 9,4 per cento alla fine del triennio previsto».

I numeri di Quota 100 (Il Sole 24 Ore, 10 gennaio 2020)

Anche il reddito di cittadinanza, altra misura bandiera del governo gialloverde promossa da M5S, non avrebbe dato i frutti sperati sui consumi. Quelli delle famiglie, scrive Bankitalia, «accelerano lievemente a circa lo 0,8 per cento all’anno nel periodo 2020-2022». Ma su questo risultato il reddito contribuisce innalzando la spesa delle famiglie «per un ammontare cumulato di circa 0,3 punti percentuali tra la seconda metà del 2019 e il 2020». Anche la propensione al risparmio avanzerebbe «in misura contenuta». Un po’ poco per una misura che costa 5 miliardi nel 2019 e 7 miliardi dal 2020.



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