La Cassazione chiude i negozi di cannabis light

Categorie: Economia, Fact checking

La Corte, smentendo una decisione presa in precedenza, dice che la vendita di prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis come l'olio, le foglie, le inflorescenze e la resina, è illegale

Per la Corte di Cassazione la legge non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti “derivati dalla coltivazione della cannabis“, come l’olio, le foglie, le inflorescenze e la resina. Lo ha hanno deciso le sezioni unite penali della suprema corte che così danno uno stop alla vendita della ‘cannabis light’.



La Cassazione chiude i negozi di cannabis light

Una precedente sentenza della Cassazione aveva invece considerato lecito il commercio di cannabis light. Questa sentenza ribalta la precedente interpretazione della Corte e in pratica costituisce una pietra tombale sul mercato che si era sviluppato dopo la legge di un paio d’anni fa.

Qualche tempo fa  la ministra della Salute Giulia Grillo aveva spiegato in un’intervista alla Stampa che «non c’è alcuna emergenza che giustifichi» il divieto di vendita e che tra le priorità del governo al momento «non c’è la chiusura dei canapa shop, casomai una loro regolamentazione».



I negozi che vendono cannabis legale in Italia (Corriere della Sera, 9 maggio 2019)

Poi era stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini a partire all’attacco dei negozi di cannabis light, con una direttiva piena di fumo ma con poco arrosto. Ora però i giudici del Palazzaccio, con un cambio di orientamento arrivato a distanza di pochi mesi, chiudono il conto in maniera inaspettata.

Il commercio di cannabis light diventa vietato

La commercializzazione di cannabis ‘sativa L’, spiegano i supremi giudici, “e in particolare di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varieta’ di canapa, non rientra nell’ambito di applicazione della legge 242 del 2016”, sulla promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Con la loro informazione provvisoria – alla quale nelle prossime settimane dovra’ seguire il deposito della sentenza con le motivazioni – i giudici della Corte osservano che la legge del 2016 “qualifica come lecita unicamente l’attivita’ di coltivazione di canapa delle varieta’ iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole” che “elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati”.
L’interpretazione della legge da parte della Cassazione sancisce quindi che è legale coltivare marijuana a basso contenuto di THC ma non è legale venderla. E arriva dopo che il business si è già sviluppato.



La cannabis legale (Corriere della Sera, 20 maggio 2017)

Si tratta di un giro d’affari non di poco conto visto che nel 2017 – a pochi mesi dall’approvazione della legge – era stato calcolato valesse 44 milioni di euro l’anno e circa un migliaio di posti di lavoro. Ad agosto dello scorso anno Coldiretti parlava di un boom del settore che era passato 950 ettari coltivati nel 2013 a 5mila, con la Lombardia è la prima regione con 152 ettari e le aziende attive in totale sono circa un migliaio. Potenzialmente la coltivazione della cannabis in Italia potrebbe generare un giro d’affari da 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro.

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