Per colpa di qualcuno non si fa vicepremier più nessuno. Il Partito Democratico prova a chiudere la trattativa con il MoVimento 5 Stelle proponendo l’ipotesi zero vicepremier, ovvero scavalcando a sinistra l’ostacolo Di Maio: a lanciare l’idea è Dario Franceschini su Twitter, che cerca la sponda di Beppe Grillo, dipinto in queste ore come sconcertato dal poltronismo (altrui).
Se l’obiettivo di Beppe con la proposta sui tecnici era colpire Di Maio, il Garante M5S è stato respinto con perdite dal Capo Politico che ha rilanciato sul patto governo con i famosi venti punti venerdì pomeriggio e nel frattempo non molla sul doppio incarico (Palazzo Chigi e ministero del Lavoro). Nel pomeriggio, come spiegano fonti parlamentari all’AGI, si erano invece diffuse voci su una soluzione con il doppio vicepremier, così come era stato con il governo a trazione Lega-M5s. Uno schema sgradito al Partito democratico che vuole varare un governo il più lontano possibile dalla precedente esperienza. E siccome il prescelto dal PD, a sentire queste voci, era proprio Franceschini (e non più Orlando), la sua dissociazione via Twitter arriva a fagiulo per fare da sponda a Zingaretti e infatti viene ritwittata dallo stato maggiore del PD per una volta unito da Gentiloni a Maria Elena Boschi.
Stamattina anche il Fatto aveva cercato di spingere Di Maio a mollare la doppia poltrona, ma senza troppi risultati. “La proposta di Franceschini sulla nostra rinuncia al vicepremier è un altro contributo del Pd per sbloccare la situazione e aiutare il Governo a decollare. Non era e non è un veto su persone. Ma la ricerca di un equilibrio credibile. Non siamo attaccati a poltrone”, fanno invece sapere i DEM mentre il tempo comincia a stringere.
L’appuntamento di Giuseppe Conte al Quirinale con la lista dei ministri è infatti al più tardi martedì e difficilmente Mattarella concederà ancora altro tempo ai due partiti. E il tentativo da parte di politici del calibro di Gianluigi Bombatomica Paragone di far saltare tutto dimostra che il nervosismo dalle parti della fazione M5S che è amica della Lega è molto alto.
Sull’altra sponda, ovvero quella del PD, si registra invece l’attivismo di Matteo Richetti e Carlo Calenda, riscopertisi improvvisamente severi fustigatori dei costumi (altrui) anche se tecnicamente l’eliminazione del vicepremier è una riduzione di poltrone e non un accrescimento.
Tutto tace invece sul fronte grillino. Dove non si inviano segnali di nessun tipo ai Dem e si sta in silenzio, forse in attesa degli eventi. D’altro canto se la deve sbrogliare Conte, mica Di Maio, no? E in ogni caso, si può sempre riaccendere il forno della Lega.
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