E il PD prova a licenziare i due renziani Michele Anzaldi e Luciano Nobili

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Michele Anzaldi e Luciano Nobili sono due parlamentari passati dal Partito Democratico a Italia Viva. Il primo è famoso per passare le giornate a contare quanti spettatori fa Matteo Renzi negli show televisivi mentre l’altro è celeberrimo soprattutto a Roma per i tanti successi che la gestione renziana del PD romano ha portato alla città, dalla candidatura di Giachetti che ha straperso da Virginia Raggi all’espressione del segretario Andrea Casu, che oggi gli eletti vogliono – chissà perché! – cacciare. La cosa divertente, raccontata oggi dal Corriere della Sera, è che i due sono anche dipendenti del Partito Democratico e ieri il tesoriere Luigi Zanda ha dovuto telefonare a entrambi per annunciare loro il licenziamento. Nobili è inquadrato come funzionario mentre Anzaldi è dipendente nell’organigramma della comunicazione del partito.



Anzaldi, «sorvegliante» h24 di tv, radio e giornali con piglio iperrenziano, siede in commissione di Vigilanza Rai ed è in parlamento dal 2013: da allora le casse pubbliche si sono fatte carico dei suoi contributi previdenziali. Idem per Nobili: il fedelissimo di Roberto Giachetti, di cui è stato coordinatore per la corsa a sindaco di Roma, però siede a Montecitorio dal marzo 2018.  Adesso, però, la sicurezza da dipendenti a tempo indeterminato sembra essere finita.

«Ho telefonato loro per evidenziare questa contraddizione — spiega il tesoriere Zanda —.  Non è solo una questione economica, di contributi, bensì di coerenza politica dei due deputati». E poi: «Siamo sì partiti alleati — aggiunge il senatore —, ma concorrenti». La risposta ricevuta da Zanda non sarebbe stata di chiusura. Però, almeno uno dei due deputati avrebbe chiesto la consulenza di un avvocato per affrontare meglio la questione.



Il caso di Anzaldi e Nobili ha innescato forti mal di pancia in Parlamento, dove al contrario i dipendenti dei gruppi del Pd di Senato e Camera sono stati costretti a licenziarsi per passare alle dipendenze di Italia viva: «Per noi, che abbiamo stipendi quattro-cinque volte più bassi, nessuna garanzia sul futuro — si vocifera negli uffici —, mentre i politici possono tenersi il paracadute nel caso non venissero rieletti con Renzi».



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