Decreto Dignità, i posti a rischio sono 22mila

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Oltre ai calcoli sugli 8000 da assistere con la NASPI, ecco il conto di quanti contratti si perderebbero con l'introduzione delle causali

Che ci siano 8000 posti di lavoro in meno all’anno per qualche annualità preventivati dai tecnici dei ministeri con l’approvazione del Decreto Dignità è un dato di fatto. A scriverlo, nero su bianco, è la relazione tecnica che accompagna il decreto varato da Di Maio per combattere il precariato. Dopo le pressioni della Ragioneria il governo ha messo nero su bianco la risposta alla domanda: visto che il decreto si propone di ridurre la durata dei contratti di lavoro a tempo determinato, dagli attuali 36 a 24 mesi, per disincentivarli, quanti contratti in meno prevedete? Una tabella nella Relazione tecnica  spiega: per la prima volta gli effetti di un provvedimento sul mercato del lavoro danno un maggior numero di disoccupati, ovvero 8000 all’anno.



L’effetto è immediato, dalla decorrenza da oggi del provvedimento in Gazzetta Ufficiale: tutti i contratti sopra i 24 mesi, oggi pari a 80 mila unità, non potranno essere rinnovati. Di questi, gradualmente, alcuni troveranno una nuova occupazione, altri saranno assunti a tempo ma, secondo la stessa “Rt”, il 10 per cento di essi, ovvero 8.000 dipendenti a termine, rimarrà a spasso. Tant’è che la relazione prevede per costoro l’attivazione della Naspi, la nuova indennità di disoccupazione e un ammanco di entrate.



L’aumento dei disoccupati con il Decreto Dignità (La Repubblica, 14 luglio 2018)

Ma Repubblica in un articolo a firma di Roberto Petrini oggi va oltre e fa un altro calcolo che riguarda la questione delle causali, che potrebbe avere un effetto simile sull’occupazione:

I contratti a termine superiori a un anno, ma inferiori a due, sono attualmente 280.000. Gli imprenditori saranno disincentivati a rinnovarli, perché con le causali rischierebbero l’impugnazione in tribunale.



Circa la metà, cioè 140.000, potrebbe dunque non essere rinnovata e di questi, seguendo lo stesso criterio della “Rt”, circa 14.000 potrebbero non trovare lavoro. Di conseguenza, il decreto porterebbe alla distruzione di circa 22.000 contratti, seppure a tempo determinato.

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