Cosa succede ai malati di Coronavirus

Categorie: Cultura e scienze, FAQ

All’inizio si manifesta con febbre, brividi, mal di gola ma se peggiora iniziano i problemi respiratori. Come tutelare i conviventi. I tempi per «negativizzare»

Luigi Ripamonti sul Corriere della Sera oggi racconta il decorso dell’infezione da SARS-COV-2 e COVID-19 con l’aiuto di Sergio Harari, primario di pneumologia e medicina all’ospedale San Giuseppe Multimedica di Milano e professore di Clinica medica all’università di Milano.



Per cominciare va detto che in circa l’80% dei casi l’infezione non dà sintomi oppure si manifesta con disturbi variabili ma non tali da richiedere il ricovero. Nel restante 20% ci sono difficoltà respiratorie che richiedono assistenza in ospedale e nel 2 per cento circa del totale l’esito è fatale, evenienza che si verifica soprattutto in persone anziane o portatrici di altre patologie. Le cifre vanno considerate approssimative, perché variano nei diversi Paesi e possono mutare all’aumentare dei dati raccolti.

Quando non è asintomatica la malattia di solito si manifesta come una «brutta influenza». In genere c’è febbre alta o molto alta, con brividi (segno che la temperatura sta salendo), accompagnata o meno da mal di gola, bruciore nella parte alta delle vie aree (tracheite), dolori diffusi, mal di testa, stanchezza profonda, non di rado congestione nasale e congiuntivite. Di recente è stata riscontrata in molti infetti la perdita del gusto e dell’olfatto, anche come unico sintomo. Possono intervenire anche disturbi gastrointestinali perché il virus non si ferma necessariamente nell’apparato respiratorio.



Coronavirus: come ci si ammala (La Repubblica, 4 marzo 2020)

Se la situazione evolve favorevolmente la febbre di solito passa in 5-7 giorni. Qualche volta c’èunr itorno febbrile dopo 1-2 giorni. La debolezza può essere lunga da smaltire. In questi casi si usa il paracetamolo. In caso di convivenza bisogna indossare mascherina e guanti e disinfettare bene le superfici. Se si può, meglio tenere i bagni separati perché la localizzazione intestinale del virus rende plausibile la trasmissione per via fecale. Non si sa ancora con certezza dopo quanto tempo il malato si «negativizza». In teoria bisognerebbe fare un tampone, ma al momento non è sempre possibile, e ancora non si sa se, e per quanto, si sviluppi immunità.

L’allarme deve scattare quando comincia a mancare il fiato, che può diventare corto e/o frequente, oppure, quando, avendo un saturimetro in casa, ci si accorge che la saturazione dell’ossigeno nel sangue scende di 4-5 punti rispetto allo standard della persona, tenendo presente che il confronto deve essere fatto a parità di temperatura, perché quando la febbre sale la saturazione si abbassa. In questi casi in ospedale si fa una lastra al torace per verificare se c’è interessamento polmonare, nel qual caso si procede al ricovero perché ci può essere un peggioramento drammatico e rapido, talvolta anche nel giro di poche ore, che rende necessaria l’assistenza respiratoria, con strumenti come il cPap (lo stesso usato da chi soffre di apnee notturne), gli ormai famosi caschi oppure, quando non c’è altra scelta, con l’intubazione.



Coronavirus: COVID-19, la malattia (La Repubblica, 4 marzo 2020)

Questi interventi sono indispensabili perché SarsCov-2 ha la capacità di insediarsi negli alveoli polmonari, dove provoca un’importante infiammazione e rende difficile la funzione essenziale di questi piccoli «acini» e cioè la cessione di anidride carbonica prodotta dal corpo (nell’aria espirata) e l ’assunzione di ossigeno dall’esterno (dall’aria inspirata). Ciò, oltre a essere necessario per la sopravvivenza, ha ruoli meno ovvi, ma altrettanto fondamentali per l’equilibrio dell’organismo, come il mantenimento dell’equilibrio acido-base.

Leggi anche: Come si esegue il test del tampone per il Coronavirus