Come il Corriere evita educatamente di fare domande a Di Maio

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Nella vita, diceva mia nonna, l’educazione è tutto. Emanuele Buzzi, giornalista del Corriere della Sera, questo principio lo conosce benissimo e lo persegue con grande attenzione nei confronti del MoVimento 5 Stelle. Un esempio del fatto che nella vita l’educazione è tutto e fare domande scomode è evidentemente maleducato è l’intervista a Luigi Di Maio, che nel titolo cita Alessandro Di Battista. Nell’articolo del Corriere, invece, si spiega che Di Maio le domande su Dibba non le gradisce e quindi non è il caso di fargliele:



C’è un altro fronte, però, più insidioso, che Di Maio si trova a fronteggiare: è quello degli equilibri interni al gruppo Cinque Stelle. A partire dalle frizioni con Alessandro Di Battista, sfociate in quel «mi sono inc…» raccontato agli attivisti umbri. L’attesa chiamata tra i due ancora non c’è stata. «Ci siamo scritti dei messaggi», dice il capo politico, che poi taglia corto: «Guardi, non voglio parlare di queste cose, stamattina stavo a Taranto dove ci sono i problemi veri, non queste sciocchezze».

Impossibile però non affrontare il discorso dell’addio, dello strappo di Paola Nugnes e degli equilibri sempre precari al Senato.«Certe persone meglio perderle che trovarle», commenta caustico Di Maio. E il rischio di altri addii al Movimento è qualcosa di molto più concreto che una semplice suggestione.



Insomma, quando Di Maio dice che non vuole parlare di Di Battista, Buzzi educatamente lascia stare l’argomento. E non perché, come direbbe Marco Travaglio se l’intervistato fosse uno del PD, il giornalismo italiano è cane da compagnia più che cane da guarda del potere. Ma perché Buzzi è fatto così: è educato e non disturba. Si potrebbe dire che gli manca solo la parola.



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