Coronavirus: la corsa del Piemonte

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L'emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 in Piemonte non sembra avere alcuna voglia di rallentare mentre la Regione e il suo presidente spingono per la riapertura come Fontana in Lombardia

L’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 in Piemonte non sembra avere alcuna voglia di rallentare mentre la Regione e il suo presidente spingono per la riapertura come Fontana in Lombardia. Giorgio Sestili sul Fatto di oggi spiega che diecigiorni fasi ipotizzava che presto sarebbe diventata la seconda regione con più contagi in Italia e purtroppo le previsioni sono state confermate.



Come mostra il grafico di Emanuele Degani, l’Emilia-Romagna è leggermente sopra i 23mila casi, il Piemonte poco al disotto.Ma a preoccupare di più è l’andamento dei nuovi contagi. Dal grafico si vede bene il rallentamento di Emilia-Romagna e Veneto con le curve che diminuiscono la pendenza, mentre il Piemonte continua a crescere linearmente e non accenna a rallentare. Negli ultimi 10 giorni i nuovi contagi in Emilia-Romagna sono stati 2682 (+11%), in Veneto 2306 (+14%) e in Piemonte 5049 con un aumento del 22% (dati del 22 aprile).

Dal 17 aprile i casi attualmente positivi diminuiscono in Emilia-Romagna e Veneto, il che significa che la somma giornaliera dei guariti e dei deceduti è maggiore dei nuovi infetti. In Piemonte invece continuano ad aumentare al ritmo di circa 260 casi al giorno (media degli ultimi 10 giorni). Infine, il parametro R0 a livello nazionale: secondo le stime del gruppo CoVstat, il Piemonte ha ancora un R pari a 1,16 (i contagi aumentano) mentre Emilia-Romagna e Veneto sono al di sotto di 1 (i contagi diminuiscono).



Il Coronavirus in Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna (Il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2020)

Luigi La Spina sulla Stampa oggi va all’attacco della giunta Cirio:

La consapevolezza della situazione è stata dimostrata dal presidente Cirio che ha compiuto una mossa politicamente molto abile, esautorando di fatto, anche se non formalmente, il comitato di esperti alla guida dell’emergenza e affidando il futuro della politica sanitaria piemontese a un’altra cosiddetta “task force”, composta anche da alcuni di coloro che avevano espresso forti perplessità sulla strategia impostata nelle scorse settimane. Un modo per evitare, da una parte, una sconfessione clamorosa dei suoi “tecnici”, che avrebbe inevitabilmente coinvolto chi li aveva nominati, ma che, dall’altra, spegne, nel comune coinvolgimento, anche possibili loro ulteriori critiche all’operato delle autorità regionali.



Di fronte a un’emergenza che non si attenua, a una catena di morti, soprattutto anziani, che continua ad angosciare chi resta senza poter aver avuto il conforto di una ultima carezza, si impone la fine di un vile spettacolo che in questi giorni si è esibito sulla scena pubblica piemontese, quello di un vergognoso “scaricabarile”. L’unico “sport” che, proibiti gli altri, è stato esercitato incessantemente davanti a cittadini sconcertati e indignati, con un rimpallo di accuse per cui le colpe sono sempre degli altri, di quelli di prima, di quelli accanto, persino, ed è l’infamia peggiore per chi l’ha compiuta, di quelli di sotto. Solo chi saprà assumersi, scusandosi, la responsabilità di errori certamente commessi in buona fede, avrà la credibilità per godere della fiducia dei cittadini in una battaglia che, purtroppo, si annuncia ancora molto lunga.

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