Come Salvini sta facendo la “secessione” di Veneto e Lombardia grazie ai voti del Sud

Categorie: Fact checking, Politica

Lega e MoVimento 5 Stelle oggi hanno di nuovo litigato sull'Autonomia Differenziata di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Luca Zaia denuncia la "farsa" mentre Di Maio si presenta come padre della Patria che non vuole spaccare il Paese ma alla fine il prezzo dell'Autonomia lo pagheranno gli italiani del Sud (che hanno votato Salvini)

Si fa presto a dire Autonomia Regionale Differenziata. Perché un conto è parlarne, un conto è farla. E per farla servono accordi e decreti attuativi che prevedono un’unità di intenti nel governo e scaturiscono dall’accettazione o meno delle richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Il problema è che due di quelle regioni sono saldamente in mano della Lega mentre il MoVimento 5 Stelle a livello regionale notoriamente non conta nulla.



Le tensioni tra Lega e MoVimento 5 Stelle sull’Autonomia

Il Carroccio vuole accelerare sull’Autonomia, il MoVimento 5 Stelle teme (a ragione) che si finisca per aumentare il divario tra le regioni ricche del Nord e quelle del Sud. Perché il Veneto e la Lombardia non vogliono solo la competenza sulle materie di legislazione concorrente. Le due regioni che aspirano all’autonomia puntano a tenere quanti più soldi possibile sul proprio territorio. In questo modo però restano meno risorse per gli altri. Perché è vero che in Veneto e in Lombardia si produce più ricchezza rispetto ad altre regioni, ma è anche vero che è possibile farlo non solo grazie al lavoro degli imprenditori veneti e lombardi ma anche perché lo Stato ha investito negli anni molti soldi (di tutti) per fare le infrastrutture necessarie a consentire quel modello di sviluppo.



Oggi a Palazzo Chigi il vertice sulle autonomie non è andato come sperava la Lega. Le agenzie di stampa raccontano che il vicepremier Matteo Salvini è “furioso”: «se c’è qualcuno che sabota, qualcuno che l’autonomia non vuol farla… Allora si parli chiaro». E il Presidente del Veneto Luca Zaia è ancora più esplicito nel parlare di un’autentica farsa e di una scandalosa presa in giro perché «si vuol trasformare l’autonomia in un cadavere eccellente» prendendo in giro i cittadini. I colpevoli? Quelli del M5S che «condannano il Sud al Medioevo e il Nord all’agonia». Il che è curioso, perché se già oggi che l’Autonomia non c’è il Nord trotta e galoppa in che modo senza autonomia verrebbe condannato all’agonia? In realtà le regioni autonomiste sarebbero le uniche a guadagnare da questa secessione dei ricchi.

I voti dei terroni che hanno messo Salvini in una posizione di forza

Fonti del M5S danno una versione diversa. La Lega avrebbe avanzato la proposta di inserire le gabbie salariali “ovvero alzare gli stipendi al Nord e abbassarli al Centro-Sud, una cosa che per il M5S è totalmente inaccettabile”. Al tempo stesso i leghisti non sembrano gradire la proposta del fondo perequativo per le regioni del Sud che per i pentastellati è una delle condizioni per concedere un’autonomia che non smembri il Paese.



Il problema, come sempre, sono i soldi. Ieri il consigliere dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) Alberto Zanardi è intervenuto alla Commissione bicamerale per il Federalismo fiscale per illustrare le criticità dell’Autonomia differenziata. Secondo Zanardi il sistema delle autonomie come emerge dalle bozze degli accordi «presenta elementi contraddittori che suscitano preoccupazioni per i possibili rischi sia sulla tenuta del vincolo di bilancio nazionale sia sulla garanzia della solidarietà interregionale». Secondo l’UPB «i decisori politici, e in primo luogo il Parlamento, dovrebbero essere informati e consapevoli delle implicazioni finanziarie delle intese e delle dimensioni delle risorse coinvolte» che andrebbero determinate prima e non dopo.

L’autonomia delle regioni del nord: i numeri (La Repubblica, 27 gennaio 2019)

E tra le cose da definire prima ci sono i livelli essenziali delle prestazioni (LEP). Ad oggi però non sono stati emanati i provvedimenti relativi alla determinazione dei fabbisogni standard delle spese regionali collegate ai (LEP). Il rischio è di creare una disparità tra il welfare delle regioni ricche e quello delle regioni povere, che guardacaso sono tutte al Sud. Inoltre cosa succederebbe se tutte le altre regioni (come auspicato anche da Zaia) chiedessero l’Autonomia differenziata? Il sistema sarebbe ancora sostenibile dal punto di vista economico? Le risposte a queste domande sono di cruciale importanza per capire a chi conviene realmente l’Autonomia e a chi invece non converrebbe.

Non fatevi illusioni: per la Lega verrà sempre prima il Nord

Se Veneto e Lombardia tratterranno sul territorio una fetta considerevole delle risorse “dei veneti” e “dei lombardi” il rischio è che venga meno il principio della solidarietà interregionale. E si arriva qui al vero problema di Salvini. Il leader della Lega oggi è al governo non tanto per i voti del Nord ma grazie a quelli del Sud (lui stesso è stato eletto al Senato in Calabria). Di fatto è grazie ai voti dei terroni che oggi la Lega può fare la voce grossa sull’Autonomia. Perché è vero che – come ripete all’infinito Zaia – c’è stato un referendum (quello sì farsa) nel quale si sono espressi i veneti.

Ma quello non basta, serve un accordo con il governo che rappresenta tutti gli italiani. Se e quando ci sarà l’Autonomia e quando il Sud si accorgerà che la Lega gli ha rifilato l’ennesima sola (come quando fece pagare a tutti gli italiani le multe sulle quote latte degli allevatori del Nord) sarà troppo tardi. E succederà perché qualcuno ha creduto che un partito che per vent’anni ha sbraitato “prima il Nord” nel giro di un paio d’anni potesse passare al “prima gli italiani” senza dimenticare da dove veniva.

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