Claudio Foti: lo psicoterapeuta di Bibbiano scarcerato

Secondo il tribunale del riesame non ci sono gravi indizi di colpevolezza. Due i capi d'accusa: uno riguardava l'aver manipolato la mente di una ragazza durante le sedute di psicoterapia; l'altro è l'abuso d'ufficio in concorso perché sarebbe stato consapevole che le psicoterapie che gli venivano pagate dovevano essere bandite con concorso. Il primo è caduto

Il Tribunale del Riesame di Bologna ha revocato la misura degli arresti domiciliari a Claudio Foti psicoterapeuta e direttore scientifico della onlus Hansel e Gretel di Torino tra i principali indagati dell’inchiesta ‘Angeli e Demoni’ della Procura di Reggio Emilia sul presunto giro di affidi illeciti di minori a Bibbiano, nella Val D’Enza. FOTI, 68 anni, ora ha solo l’obbligo di dimora nel Comune di Pinerolo (Torino).



Claudio Foti: lo psicoterapeuta di Bibbiano scarcerato

Il suo avvocato Girolamo Andrea Coffari ha spiegato che il dottore ora ha solo l’obbligo di dimora nel Comune di Pinerolo (Torino). “Claudio Foti aveva due capi d’accusa: uno riguardava l’aver manipolato la mente di una ragazza durante le sedute di psicoterapia; l’altro è l’abuso d’ufficio in concorso perché sarebbe stato consapevole che le psicoterapie che gli venivano pagate dovevano essere bandite con concorso e non affidate direttamente – spiega il legale – Sul primo capo d’accusa, il più pesante che riguarda la sua professione, c’è stato l’annullamento dell’ordinanza, che è stata impugnata”. Le motivazioni del tribunale del Riesame di Bologna “arriveranno in 45 giorni, ma comunque il giudice non ha ritenuto che ci siano gravi indizi di colpevolezza, come io ho sempre sostenuto”, ha aggiunto. Foti ora dovrà risiedere a Pinerolo, “con possibilità di svolgere la sua professione” e la misura è limitata “al capo d’accusa sull’abuso d’ufficio”, dice il suo avvocato. “Questa accusa però non mi preoccupa, dimostreremo la sua innocenza anche in questo caso”, conclude il legale.



Secondo l’accusa la rete dei servizi sociali e la Hansel e Gretel erano legate attraverso un meccanismo di reciproci conferimenti di incarichi. Secondo l’accusa manipolavano i bambini per far dire loro che avevano subito violenze sessuali, falsificavano le relazioni scrivendo parole che i piccoli non avevano mai pronunciato.

Durante alcune sedute di psicoterapia, usavano apparecchi con impulsi elettromagnetici per poi suggestionarli con valanghe di falsità. Con un obiettivo: allontanarli dalle famiglie per darli in affidamento ad amici (che percepivano da 620 a 1.200 euro al mese) e continuare a farli seguire da professionisti, psicologi e psicoterapeuti, che si facevano pagare parcelle da 135 euro l’ora ed erano chiamati a fare corsi e lezioni ben retribuiti. Un giro, dice il giudice, da centinaia di migliaia di euro.



La Onlus Hansel e Gretel e il sindaco di Bibbiano

Scriveva il gip: «Durante una seduta di psicoterapia, in ottobre a Bibbiano, senza l’ok dei genitori, una minore veniva sottoposta a trattamento sanitario non consentito. Con uno strumento a impulsi elettromagnetici, con cavi che doveva tenere tra le mani, presentandole l’apparecchio come una “macchinetta magica” necessaria ai bambini per ascoltare le cose brutte successe nella loro vita». Un modo per poi «iniziare la seduta vera e propria con racconti suggestivi e suggerimenti di presunti abusi sessuali».

In quello che la procura definisce «caso pilota», gli inquirenti hanno sottolineato come su un’altra bambina si tentasse di dimostrare falsamente che aveva subito una violenza sessuale mai avvenuta manipolando alcuni suoi disegni. La procura ha infatti trovato «un disegno realizzato dalla piccola in base al quale si assumeva la presenza di abusi sessuali sulla stessa, ad opera dell’ex compagno della madre». Il disegno però è «parzialmente contraffatto, con l’aggiunta di un paio di mani a una figura maschile poste in posizione corrispondente ai genitali dell’immagine disegnata dalla bambina per rappresentare se stessa».

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