Dopo il flop dell’asta dei BtP il risparmiatore si chiede come valutare la situazione e i potenziali pericoli dell’investimento in titoli di Stato. I risparmiatori hanno comunque a disposizione fondi comuni e depositi online remunerati. E questi ultimi insieme ai conti correnti, pur offrendo tassi bassissimi — in linea con il mercato europeo dove il costo del denaro è ancora fermo — «catturano» quasi un terzo dei 4.300 miliardi di euro che rappresentano la ricchezza finanziaria degli italiani. Giuditta Marvelli sul Corriere della Sera spiega cosa fare con le varie tipologie di BtP.
I più brevi, da uno a tre mesi, hanno ancora i rendimenti negativi. Da un anno in su i titoli di Stato pagano invece interessi crescenti che, se fossero figli di un contesto meno teso, meriterebbero considerazione in un mondo che gira ancora a tassi bassi. Da qui al 2023 il rendimento effettivo lordo, che tiene quindi conto della quotazione di mercato e della cedola, sta tra il 2,3% e il 2,75%. Fino a pochi mesi fa con i titoli brevi non si copriva l’effetto inflazione.
Ora sì, anche se il motivo per cui i nostri rendimenti sono aliti così tanto, purtroppo, non è una marcia trionfale ell’economia, come accade negli Stati Uniti. I titoli brevi espongono ad un rischio minore perché più la cadenza è ravvicinata, più il prezzo diventa meno <sensibile» a eventuali sbalzi. Non a caso le quotazioni ci titoli brevi (vedi tabella) sono più alte.
Il Btp a dieci anni — quello su cui si misura lo spread con i titoli tedeschi — oggi paga un rendimento effettivo lordo sopra 11 3,596, il trentennale supera 114%. Mentre i prezzi delle emissioni lunghe sono scesi molto sotto il valore nominale (100). Questo in teoria rende interessante un eventuale acquisto: in caso di rivalutazione futura il guadagno in conto capitale può essere notevole.
Ma è anche un indicatore incontrovertibile del fatto che in questo momento i nostri titoli sono considerati rischiosi. Chi ne ha in portafoglio sta soffrendo: il suo invento vale di meno. Recupererà quota 100 se tiene duro e arriva a scadenza. Chi decidesse di rischiare può spuntare un grande affare (nel 2011 è successo) oppure perdere ancora se la situazione se peggiorare ulteriormente.
In ultimo va considerato che i fondi comuni, le polizze e le altre formule di risparmio gestito hanno investimenti in BtP. Così come le banche: se i Btp si svalutano, i conti anche peggiorano e si deve correre ai ripari. Sta succedendo che i nuovi prestiti per le aziende e i mutui per la casa siano più cari. E non saranno gli unici servizi finanziari a rincarare.