Le sei telefonate di Appendino per “aiutare” Pasquaretta

La sindaca chiede di essere ascoltata dai PM. Alfiera della legalità nei giorni pari, nei giorni dispari aiutava un indagato per presunti reati commessi nei confronti della sua amministrazione

Sono sei le telefonate che Chiara Appendino fece personalmente allo scopo di “aiutare” il “povero” Luca Pasquaretta, rimasto senza lavoro dopo la doppia indagine nei suoi confronti da parte della procura di Torino. La sindaca, alfiera della legalità nei giorni pari, nei giorni dispari aiutava un indagato per presunti reati commessi nei confronti della sua amministrazione. Scrive oggi il Corriere della Sera di Torino:



Sarebbero almeno sei le persone che la sindaca avrebbe contattato — direttamente o indirettamente — per provare a dare una mano all’uomo che dalla primavera del 2016 all’agosto del 2018 è stato il suo angelo custode. È uno degli aspetti che emergerebbero dalle carte dell’inchiesta in cui i pm Gianfranco Colace ed Enrica Gabetta contestano a Pasquaretta un’estorsione ai danni di Appendino.

Per i magistrati, l’ex portavoce avrebbe creato attorno alla sindaca un clima di intimidazione nella speranza di ottenere un nuovo lavoro, minacciando di diffondere notizie riservate che avrebbero potuto mettere nei guai la stessa Appendino o a rischio la sua giunta. «Se parlo io, qui crolla tutto», avrebbe detto Pasquaretta al telefono tra il settembre e il dicembre del 2018, quando quel posto di lavoro tanto ambito non si materializzava ancora. Per questo la sindaca, stando a quanto ricostruito dalla Procura, avrebbe cercato di aiutare il suo ex «pitbull» mettendolo in contatto con chi avrebbe potuto dargli una mano. Almeno 6 persone, per l’accusa.



Nella vicenda spiccano gli assessori della Giunta Appendino:

Il fatto che uno dei filoni dell’inchiesta su Pasquaretta, quello per traffico di influenze illecite, sfiori anche gli assessori Guido Montanari, Alberto Sacco e Francesca Leon complica le cose. «Io non ho alcun appuntamento in agenda», si è affrettata a precisare ieri la titolare della Cultura. Eppure secondo i pm, avrebbero accontentato Pasquaretta, dando udienza a Divier Togni, gestore del PalaTorino, il quale aveva chiesto all’ex portavoce, dietro pagamento, di fare da tramite con l’amministrazione per un suo progetto di rilancio del palazzetto.



Un lavoro pagato 8000 euro, sempre come comunicatore. Così come quello che doveva fare a Matera, affidato però senza bando e quindi turbando la gara, per il consorzio di bonifica della Basilicata: Pasquaretta in concorso con altre tre persone è accusato di turbativa per 20 mila euro.

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