Tutti i guai di Paolo Berdini sul nuovo stadio della Roma

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-07

Quale sarà la decisione del Comune di Roma sul nuovo stadio della Roma? Il Piano Regolatore “immutabile”, la questione del rischio idrogeologico e l’eventualità non troppo remota di un ricorso al TAR da parte della società che ha proposto il progetto. L’assessore all’Urbanistica però non ha ancora deciso cosa fare…

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In questi giorni il Comune di Roma sarà chiamato a dare una risposta molto semplice: sì o no. La domanda però è una di quelle che hanno messo in difficoltà Virginia Raggi e la sua giunta, in particolare l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini: qual è il parere del Comune sul nuovo stadio della Roma a Tor di Valle? Qualche giorno fa gli uffici hanno espresso un parere “non favorevole” (mentre a fine gennaio la Città Metropolitana ha espresso un parere negativo) e domenica la sindaca ha detto che lo stadio deve essere fatto nel rispetto delle regole, quali?

stadio della roma tor di valle prg
fonte: Tor di Valle Project

Il senso di Paolo Berdini per il rispetto delle regole

Il significato delle parole di Virginia Raggi lo ha spiegato oggi ai microfoni del Gr1 proprio l’assessore Berdini che ha detto «spero che lo stadio si faccia, che l’associazione sportiva Roma lo voglia fare. Se stiamo dentro le regole del piano regolatore, come dico da mesi, lo stadio si può e si deve fare. Sempre che la società receda da appetiti che credo che siano un po’ troppo elevati per quell’area e per questa povera città». Insomma lo stadio si farà se la società rispetterà i vincoli stabiliti dal PRG. La posizione di Berdini non si è spostata di un millimetro da quando dichiarava di non avere intenzione di autorizzare “un metro cubo in più del massimo che ora prevede per quella zona il piano regolatore e cioè circa 350 mila metri cubi“. Il problema è che tra la disponibilità dell’assessore e quella richiesta dal progetto c’è una differenza non da poco: pari a 600 mila metri cubi. Come è possibile che Eurnova, la società che fatto il progetto per Tor di Valle abbia proposto di realizzare opere che eccedono quanto previsto dal PRG vigente per quell’area? I progettisti hanno previsto che in virtù dei vantaggi pubblici dell’opera complessiva ad esempio le opere a compensazione (come l’asse di collegamento Ostiense-A91, il ponte carrabile sul Tevere e viadotto di approccio, lo svincolo autostradale Roma-Fiumicino, la riunificazione e messa in sicurezza Ostiense, il ponte ciclopedonale Magliana, la stazione Tor di Valle con ponte, metro B e la messa in sicurezza del fosso di Vallerano) e la realizzazione di aree verdi e spazi pubblici l’Amministrazione riconosca un incremento della «superficie utile lorda» (SUL) tale da rendere finanziariamente sostenibile lo sforzo economico del proponente. Già nel progetto quindi è prevista la richiesta di una modifica al PRG vigente con un incremento pari a 304.000 mq dal momento che il progetto prevede 385.645 mq (che moltiplicati per l’altezza convenzionale delle cubature fanno circa 950 mila metri cubi) mentre il PRG ne consente 82.050. La richiesta viene avanzata quindi perché da solo lo stadio non consente di rendere sostenibile la realizzazione del progetto e da questo consegue che la realizzazione del Business Park e delle torri non è un capriccio del proponente o dei palazzinari ma la modalità per raggiungere l’obiettivo. Questo soprattutto in considerazione del fatto che la Legge 147/2013 richiede che il privato sia in grado di sostenere finanziariamente la realizzazione dell’opera. Per questo motivo Eurnova chiede al Comune che l’indice di edificabilità territoriale (ET) per l’area di Tor di Valle venga portata da 0,15 mq/mq a quello che ha identificato come l’indice di edificabilità ottimale pari a circa 0.70 mq/m; anche perché, nell’attuale PRG le aree per i “Servizi pubblici di livello urbano”, al cui interno è possibile realizzare impianti sportivi di rango urbano, hanno un indice ET di 0,5 mq/mq. Non va dimenticato che anche le opere a compensazione chieste dal Comune di Roma (per un importo di 320 milioni di euro) incidono sulla sostenibilità finanziaria del progetto e quindi richiedono la necessità di raggiungere la cubatura richiesta per poter sostenere i costi complessivi dell’opera.

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fonte: Tor di Valle Project

Il mantra del piano regolatore immutabile e del consumo di suolo

La richiesta di una variante urbanistica era prevista ed è del resto uno degli strumenti di intervento previsti dal piano regolatore generale: invocare il rispetto del piano regolatore generale come se fosse una sorta di Bibbia urbanistica immodificabile contrasta sia con le stesse dichiarazioni dell’assessore, che in più occasioni ha rimarcato la inadeguatezza di un Prg che a suo dire avrebbe favorito la pratica dell’urbanistica contrattata con il privato, sia con le migliori prassi di pianificazione urbanistica che ammettono varianti ai piani regolatori per assecondare sviluppi delle città non contemplati nei piani urbanistici originari. Non a caso l’ordinamento prevede lo strumento delle varianti, che altrimenti paradossalmente andrebbe del tutto escluso e che invece rappresenta una modalità fisiologica di pianificazione. Per quanto riguarda il consumo di suolo, l’intervento complessivo è assolutamente sostenibile sulla base dei dati. L’area complessiva sul quale si estende il progetto nella piana di Tor di Valle è 180 ettari, che comprende le torri del Business Park tanto avversate da Berdini che estendendosi in verticale hanno un rapporto minore di consumo di suolo ed occupano 12 ettari, il Convivium (cioè l’entertainment district) che ne occupa 5 e lo stadio vero e proprio che si estenderà su una superficie di 21 ettari. Le aree pubbliche sono suddivise in infrastrutture di pubblico interesse (strade, parcheggi e infrastrutture su ferro), aree verdi che sono in gran parte costituite dai 34 ettari di Parco Fluviale, da un parco verde di 7 ettari, dalla piantumazione di 10 mila nuovi alberi e la realizzazione di 11 km di piste ciclabili.

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fonte: Tor di Valle Project

La questione del rischio idrogeologico

Un’altra questione sollevata dal MoVimento e da chi critica la realizzazione del progetto è quella del rischio idrogeologico della zona. Qualche giorno fa il dipartimento all’urbanistica del Comune avrebbe inviato alla Regione Lazio una lettera in cui si sostiene che l’area di Tor di Valle è «pericolosa» a livello idrogeologico (tradotto: c’è il rischio inondazioni) ecco perché il Comune «ritiene che la Conferenza dei Servizi non possa concludersi con esito favorevole». La storia però, che parte dal fatto che l’area di Tor di Valle è su un’ansa del fiume Tevere non sta in piedi perché un’altra lettera, questa volta dell’Autorità di Bacino, indica come proprio la realizzazione delle opere per lo stadio della Roma, in particolare di quelle per la messa in sicurezza dell’area farebbero superare il rischio idrogeologico. In particolare la realizzazione del Fosso del Vallerano, un’opera prevista da decenni e che non è mai stata realizzata contribuirebbe a sanare in maniera definitiva la questione del rischio di esondazione del Tevere. Il Tempo oggi però fa sapere che sarebbe trapelata la notizia che il Comune avrebbe chiesto all’Autorità di Bacino di rivedere il parere espresso sull’area di Tor di Valle trasformandolo in negativo e dando modo così all’Amministrazione di cassare il progetto.
stadio roma non favorevole
L’ultimo scoglio è il parere dell’Avvocatura del Campidoglio, i Cinque Stelle hanno fatto sapere che secondo l’Avvocatura nel caso la Giunta decida di esprimere parere negativo sul progetto del nuovo stadio della Roma le eventuali cause dei proponenti nei confronti dell’Amministrazione comunale non costituirebbero un grosso problema. La verità però è che un eventuale no (Berdini oggi ha detto ai giornalisti “Sapete benissimo che lo stadio lo voglio fare. Quindi evitate di dire bugie”) esporrebbe il Comune ad un probabile ricorso al TAR da parte degli avvocati della società che impugnerebbero il fatto che alcune prescrizioni e richieste di modifica (come quelle espresse nel Parere Unico) non costituiscano un “no” espresso in maniera chiara e soprattutto il fatto che il parere negativo (alla luce della questione sulla variante del PRG e sul rischio idrogeologico) non sia “congruamente motivato”. Il ricorso al TAR, oltre ad esporre il comune al rischio di risarcimento danni metterebbe anche in luce anche le ambiguità della Giunta Raggi sulla vicenda, un rischio che la Raggi probabilmente non può prendersi.

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