Chi ha rubato i voti ai partiti?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-11-25

Il PD conferma il 37% del suo voto alle Europee. Il crollo dei 5 Stelle e Salvini che prende voti a destra e ai grillini: l’analisi dei flussi elettorali svela soprattutto quanto è costato l’astensionismo. E perché potrebbe diventare un dato fondamentale a partire dalle prossime urne

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Dopo il trionfo del partito dell’astensione alle elezioni regionali di Calabria ed Emilia Romagna le analisi del giorno dopo si concentrano sulla “scomparsa” dei voti dalle urne e sui travasi di preferenze da un partito all’altro. Comincia Angelo Panebianco sul Corriere della Sera:

Se si fanno brutte campagne elettorali, se si schierano candidati che, a torto o a ragione, i cittadini non giudicano adeguati, se non si riesce a scrollarsi di dosso, almeno in parte, il peso delle inchieste giudiziarie per il cattivo uso dei fondi pubblici (e c’è un solo modo per riuscirci: gettare nella campagna elettorale candidati brillanti,idee nuove e progetti originali), allora anche in Emilia-Romagna se ne paga il prezzo. È ciò che qui si intende per «laicizzazione». Ciò significa che, di volta in volta, è la natura contingente dell’offerta politica ad attirare o a respingere gli elettori. E nulla può essere più dato per scontato.

DOVE SONO FINITI I VOTI PERSI DAI PARTITI?
Il quotidiano pubblica questa rappresentazione grafica dei consensi persi e guadagnati dai partiti tra il voto delle Europee e quello delle Regionali:

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Gli andamenti assoluti dei consensi persi o guadagnati dai partiti tra Europee e Regionali (Corriere della Sera, 25 novembre 2014)

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Gli andamenti percentuali dei consensi persi o guadagnati dai partiti tra Europee e Regionali (Corriere della Sera, 25 novembre 2014)

Il quotidiano spiega che facendo le dovute proporzioni rispetto al corpo elettorale il tracollo dei Cinque Stelle è impressionante: il Movimento di Grillo, senza la spinta del leader, perde due elettori su tre in Emilia, tre su quattro in Calabria, rispetto alle Europee. E, se tutti i partiti hanno pagato il loro tributo all’astensione, il M5S è quello che, dalle prime analisi, risulta aver dato di più: a Parma il 69% di chi aveva votato per Grillo alle Europee non è andato domenica alle urne. A vantaggio di chi?

A raddoppiare i consensi,guadagnando rispetto alle Europee quasi 120 mila voti, è la Lega (che ha corso solo in Emilia-Romagna). Appare, dai primi risultati sui flussi, come un partito che pesca dappertutto: i dati in mano al Carroccio, commissionati a Swg, parlano di oltre 30 mila voti rubati al Pd e altrettanti presi dal Movimento 5 Stelle. E, certamente, il partito di Salvini ha fatto razzia nel serbatoio di Forza Italia: «Tra quanti avevano votato per il partito di Berlusconi alle Europee,sono più gli elettori che domenica sono passati alla Lega di quelli che hanno continuato a votare Forza Italia», spiega Piergiorgio Corbetta, sociologo del Cattaneo.

L’ANALISI DEI FLUSSI
Spiega l’Istituto Cattaneo nella sua analisi sui flussi elettorali che per la prima volta il numero dei voti validi, 1.200.000, è inferiore a quello delle astensioni: 2.150.000. E su Repubblica, in un articolo a firma di Silvio Buzzanca, l’istituto fa il punto sul valore dell’astensione nel voto ai partiti:

Tutte motivazioni che si possono leggere nell’analisi dei flussi elettorali che il Cattaneo ha elaborato usando i dati della città di Parma e confrontandoli con quelli delle recenti Europee. E allora c’è da segnalare l’85 per cento perduto verso l’astensione dal Ncd di Angelino Alfano. Meglio non va Fratelli d’Italia che cede il 42,8 per cento al non voto e il 42,7 alla Lega. Ma in termini assoluti sono stati i grillini, ben più consistenti del Ncd, a cedere la quota maggiore di consensi al partito dell’astensione: meno 284.480 voti che equivalgono al 69,2 per cento del bottino europeo. Un po’ meglio, se così si può dire, del meno 76,3 per cento fatto segnare in Calabria. Inoltre i grillini cedono il 4,7 alla Lega e l’1,7 per cento alla sinistra. Unica consolazione un più 25 per cento rispetto alle regionali del 2010. Subito dopo in questa preoccupante classifica si piazza il Pd che cede alle astensioni quasi metà del suo risultato europeo: il 49,6 per cento. Il resto che manca all’appello va alla sinistra, 3,4 per cento, alla Lega, 3,8 per cento, e al M5S,1,7 per cento. Alla fine vuol dire che il partito di Renzi ha confermato solo il 37,2 per cento del suo voto europeo. Ancora più altro il contributo alle astensioni che arriva dalla sinistra:54,5 per cento, con una conferma del 34,4 per cento e una trasmigrazione del 3,4 per cento verso Ncd. Solo lo 0,8 per cento è invece andato verso la Lega.


Alla fine, spiega l’istituto, Forza Italia ha ceduto il 35% dei suoi voti a Salvini, mentre un 22% dei suoi ex elettori non ha votato e c’è chi (il 10%) è andato a votare Renzi e il Partito Democratico. Infine, nell’articolo di Ilvo Diamanti si spiega che qualcosa è cambiato nell’elettorato italiano: votare non è più ritenuto un dovere morale e sociale e ogni elezione si trasforma in una competizione aperta.

Come avviene in altre democrazie rappresentative. Così, anche noi dovremo abituarci – o, almeno, rassegnarci – a considerare il voto un diritto e non un obbligo. E a valutare l’astensione, il non-voto, non come una malattia della democrazia. Ma una scelta – o una non-scelta. Perché oggi “non c’è più religione”. Votare non è più ritenuto un dovere morale e sociale. Riflesso di un’identità. E ogni elezione diventa una competizione aperta. Per vincerla, bisogna offrire agli elettori buone ragioni per votare un partito o un candidato. Ma, prima ancora, per votare.

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