Renzi, una manovra elettorale?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-16

Tante promesse, pochi in maggioranza: l’obiettivo sono le urne?

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È un pensiero che era venuto a molti, a metterlo nero su bianco ci pensa oggi Fabrizio D’Esposito sul Fatto Quotidiano: mentre la maggioranza di Renzi si assottiglia – tanto da farsi salvare da un grillino – lui vara la finanziaria più espansiva della storia dell’Italia repubblicana – parole sue – per… andare alle urne? In effetti i problemi del Parlamento sono tanti:

A questo punto è sempre più chiaro un ulteriore aspetto della delicata e complicata fase politica del renzismo: la guerra tra il premier e il Parlamento. Parlamento che non ha “eletto” o “nominato” lui, bensì il suo predecessore alla guida del Pd, Bersani. Proprio da parte dei bersaniani è in corso da settimane un conflitto a bassa intensità per logorare Renzi tra Montecitorio e Palazzo Madama. Il caso più vistoso è quello delle continuevotazioni a vuoto dei duegiudici della Corte costituzional i.Confessa un democrat di minoranzache non ha mai votato Luciano Violante, indicato dal Colle in quota Pd: “Siamo almeno 40 che boicottiamo Violante e il patto del Nazareno”. Un problema interno, quindi. Un grosso problema interno per il premier.Non solo. Se lo spauracchio è ogni volta il Senato, fino a quando i renziani dovranno fare di conto per calcolare le assenze strategiche, quelle occasionali, il soccorso azzurro e finanche iquotidiani cambi di casacca tra ic entristi irrequieti di Alfano eC asini?

Il decreto sugli stadi su cui è arrivata l’ennesima fiducia è la cartina di tornasole della vicenda: anche l’ultimo acquisto NCD si è dimenticato di votare, sei voti sopra la soglia di 161 potrebbero non bastare per il Jobs Act e per la Legge di stabilità. Ma cadere mentre si cerca di «cambiare l’Italia» potrebbe essere un buon viatico per tornare in sella, stavolta con la legittimazione elettorale diretta e senza tante discussioni o alibi, magari con il ridimensionamento dei grillini. Ma in questa partita ci sono tante incognite. Una, la più importante, è Napolitano.

TRA RENZI e il voto anticipatoc’è certamente il macigno della successione annunciata di Napolitano (anche se adesso circolano voci che smentiscono un addio a gennaio), ma la verità è che il premier non ha ancora deciso quale strada scegliere. Se la scilipotizzazione della sua maggioranza, sotto ricatto e sotto la tutela del soccorso azzurro oppure la tentazione di ribaltare tutto (compreso il tavolo europeo)e giocarsi la carta del voto anticipato a primavera. L’altra sera, ad Arcore, Berlusconi con alcuni suoi commensali si è detto fiducioso che Renzi non sceglierà la strada del voto anticipato. Al Condannato, con il crollo di FI, conviene lucrare sulla sua ritrovata centralità quanto più a lungo possibile,magari con un Renzi 2. Ma gliultras del premier non dimenticanomai di far presente che“l’istinto di Matteo non è quellodi campicchiare, è l’opposto”.Cioè, le urne. Colle permettendo.

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