Matteo Renzi e il buco con la manovra intorno

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-14

30 miliardi di spese, la maggior parte in deficit. E anche sulle coperture ci sarebbe da discutere. Ma il vero tema è un altro: riuscirà il governo a passare l’esame di Katainen? Dove troverà i soldi per ripianare il buco a giugno?

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Domani il governo presenterà la legge di stabilità 2015: entro il termine tutte le finanziarie dei vari Paesi dovranno arrivare a Bruxelles per far sì che il Parlamento inizi i lavori: il dibattito si concluderà il 23 dicembre. Ieri Matteo Renzi ha annunciato gli ambiziosissimi saldi della manovra del suo governo: «Tutti parlano dell’articolo 18, io dico che 18 sono i miliardi che taglieremo come tasse tra la legge di Stabilità per il 2014 e quella per il 2015». Snocciola numeri: «Di questi 18 miliardi, 10 finanzieranno in modo stabile il bonus degli 80 euro, mezzo miliardo le detrazioni fiscali per le famiglie. Il resto? Incentivi che permetteranno per un triennio di non pagare contributi per chi assume a tempo indeterminato e la riduzione di una tassa capace di mandar fuori di testa, ovvero l’Irap componente lavoro». Solo quest’ultimo taglio pesa 6,5 miliardi. La manovra ne varrà invece 30 e includerà «una spending review da 16 miliardi». I saldi della manovra in questa infografica di Repubblica.

manovra deficit renzi
La Legge di Stabilità 2015, infografica di Repubblica, 14 ottobre 2014

UNA MANOVRA IN DEFICIT PER NON MORIRE
«Lui fa gli annunci, a noi tocca trovare i soldi», pensano all’interno dell’entourage renziano. E infatti è proprio così: la legge di Stabilità realizza un taglio delle tasse da 18 miliardi confermando il bonus di 80 euro per 10 miliardi, rafforzando il taglio all’Irap per 6,5, dando 500 milioni alle famiglie e un miliardo per tre anni a chi assume. È finanziata in deficit per 11,5 miliardi di euro. Altri 3 arriveranno dalla lotta all’evasione fiscale e 13 miliardi sono previsti dalla revisione della spesa sull’acquisto di beni e servizi, sui ministeri, le Regioni e gli enti locali. Il governo si pone obiettivi ambiziosi, come si evince dall’intervista rilasciata al Corriere da Graziano Del Rio:

«Parte dei 16 miliardi di cui si parla verranno dalla lotta all’evasione fiscale».
L’inversione del pagamento dell’Iva?
«Non solo, anche la riduzione dei premi sui giochi. Nel complesso contiamo di ricavarne circa 3 miliardi».
Quanto varrà la stretta sull’acquisto di beni e servizi?
«È un lavoro che abbiamo già impostato con il decreto legge 66. Anche qui possiamo parlare di tagli per 3 miliardi».
Il resto verrà da tagli di ministeri, Regioni e Comuni?
«Esattamente. Ma l’apporto dei Comuni sarà ridotto perché hanno già l’obbligo di pulire i loro bilanci».

Insomma, la manovra è senza coperture. In questa infografica vediamo un riepilogo delle maggiori issues presenti nella Legge di Stabilità:


Quello che ha fatto saltare il banco rispetto alle previsioni è stato il taglio dell’Irap da 6,5 miliardi. La Stampa, in un articolo a firma di Alessandro Barbera, fa le pulci ai conteggi del governo:

Nell’annuncio c’è un po’ di verità e un po’ di astuzia politica, perché per raggiungere i diciotto miliardi bisogna sommare tutti gli interventi fiscali sul tavolo: i bonus Irpef e Irap di quest’anno e del prossimo (dieci miliardi),l’ulteriore intervento sull’Irap (sei miliardi e mezzo),la conferma dei due sgravi per l’edilizia (un miliardo), lo sconto promesso a chi farà assunzioni a tempo indeterminato(settecento milioni nel 2015).Nel pacchetto Renzi ha anche inserito un bonus Irpef più alto in relazione al numero di figli, altri 500 milioni di euro.Per raggiungere quei numeri il governo dovrà fare uno sforzo eccezionale sul lato dei tagli di spesa, ma soprattutto nei confronti dell’Europa poiché la manovr asarà in deficit per almeno undici miliardi. Il controllo sarà «aritmetico», avverte il vicepresidente della Commissione Katainen. Per avere il sì di Bruxelles, il governo dovrà salvare l’apparenza della cosiddetta «regola del debito», un paio di miliardi di minori spese invece dei dieci che Bruxelles chiedeva qualche mese fa.

E lo stesso Barbera informa che l’annuncio dei saldi ha trovato per l’ennesima volta spiazzato il ministro Pier Carlo Padoan, messo per l’ennesima volta di fronte al fatto compiuto: dati i saldi, sarà il responsabile di via XX Settembre a dover far quadrare i conti e a rispondere alle domande imbarazzanti dell’Europa su una copertura che verrà fatta a pezzi dai rigoristi. Immaginare di portare a casa tanti soldi dall’evasione fiscale, dopo i fallimenti degli scorsi anni, è pura utopia. Che il reverse change dia i risultati sperati è tutto da vedere. Una revisione hard delle detrazioni troverebbe molte opposizioni sia nel PD che in NCD. Restano quindi, per fare cassa, i soli tagli a Regioni, Ministeri e Comuni. E qui il problema si fa politico: in primo luogo Renzi dovrà spiegare dov’è finita la Spending Review di Cottarelli che doveva portare saldi ben maggiori dei 3 miliardi di euro preventivati; poi dovrà scontare l’opposizione dei suoi ministri e degli enti locali. Il conto del deficit finirà per alzarsi ben oltre la soglia di 11,5 miliardi che oggi puntano Delrio e i suoi.
 
IL BUCO CON LA MANOVRA INTORNO: A CHE PREZZO?
Insomma, quello che si prefigura è un buco nei conti da ripianare o prima, con i tagli ai ministeri, o dopo, quando sarà passato qualche mese e si spera che almeno i provvedimenti abbiano avuto effetto su un PIL sempre più asfittico. La Grande Manovra di Matteo Renzi rischia quindi di finire sotto la lente di Bruxelles. Ma qui il premier può consolarsi: si trova in buona compagnia, visto che anche la Francia potrebbe venire bocciata. Ma a quel punto si aprirebbe una partita politica interessante, visto che i rigoristi potrebbero trovarsi finalmente davanti un fronte unito nella lotta all’Austerità. E, con lo scalpo dell’articolo 18, Renzi e Hollande potrebbero trovarsi come alleato il potente governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi. Federico Fubini su Repubblica spiega e commenta:

Se neanche la prossima primavera dovesse arrivare la ripresa su cui conta il governo, se il Paese non dovesse crescere dello 0,6% appena iscritto nel Documento di economia e finanza, il disavanzo dell’Italia è destinato a saltare. Questo pone un problema politico immediato: non è escluso che la Commissione europea o gli altri governi di Eurolandia chiedano una revisione di questa Legge di stabilità, quindi per Renzi si aprirà un negoziato sul filo del rasoio a Bruxelles.

Ma se il prezzo è la crescita, saranno soldi spesi bene. Se l’effetto sul PIL non ci sarà, l’ombra della Trojka si farà sempre più netta.

Leggi sull’argomento: La sfida di Renzi al fiscal compact?

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