L'ombra della trojka sulla manovra di Renzi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-08

24 miliardi per non far morire l’economia italiana. Ma il nodo dei tagli alla spesa rimane sul tavolo. Bruxelles non ha intenzione di aiutarci. E lo spauracchio è sempre lo stesso

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Una manovra tutta dedicata alla ripresa. Da 24 miliardi, o poco meno. E anche l’ultima chance, insieme alla riforma dell’articolo 18, per la crescita prima dell’arrivo della trojka. Le mosse di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan nella legge di Stabilità e nel Jobs Act costituiscono un punto di non ritorno per la politica italiana, visto che il rischio commissariamento per i conti non in ordine si fa sempre più vivo. Presidente del consiglio e ministro dell’Economia sono però concordi nel puntarci: la riforma del mercato del lavoro servirà a convincere Bruxelles della bontà delle intenzioni italiane, mentre la correzione di bilancio dovrebbe regalare aria al PIL asfittico dei dati e delle previsioni. E se non bastasse?
 
L’OMBRA DELLA TROJKA SULLA MANOVRA DI RENZI
D’altro canto che l’uscita di Renzi sulla riforma dell’articolo 18 fosse in qualche modo stata eterodiretta era un sospetto venuto a molti. Oggi che l’annuncio è stato abbinato all’addio al fiscal compact è tutto più chiaro. Francesco Verderami parla esplicitamente sul Corriere della Sera di mossa per evitare la trojka a proposito della fiducia sull’articolo 18:

L’Europa — secondo Padoan— «ritiene sia insufficiente» che l’Italia non sfori il 3%, perché chiede che «almeno mezzopunto» venga destinato all’abbattimento del debito pubblico: «Noi offriamo invece uno 0,1%, alcuni tagli strutturali e soprattutto la riforma del mercato del lavoro. E confidiamo si comprenda che, se non fosse accolta la nostra proposta, non riusciremmo a risalire la china». Parole crude che avevano fatto calare il gelo a palazzo Chigi. «Ma noi — aveva subito ripreso Renzi — non possiamo accettare che ci venga tenuta la testa sott’acqua». Ecco qual è il valore del Jobs act, inserito dal premier nella «trattativa» con Bruxelles per evitare quelle che definisce «le regole capestro volute dall’Europa all’epoca del governo Monti».

E quindi:

Regole che, «fossimo costretti ad applicarle, costerebbero 40 miliardi. Invece io punto a fare una manovra espansiva per rilanciare l’economia. E lavoreremo per realizzarla, alle condizioni date». Per riuscirci bisogna intanto sfuggire alle «regole capestro» che«ha votato Bersani mica io», va ripetendo Renzi quasi a voler esorcizzare l’esito negativo di un «negoziato che — come ha tenuto a sottolineare Padoan — sarà comunque difficile».

Repubblica invece pubblica una tabella riassuntiva della manovra da 24 miliardi, a corredo di un articolo a firma di Roberto Petrini:

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La possibile manovra 2015 (La Repubblica, 8 ottobre 2014)

Come è possibile osservare, la manovra prevede la conferma ma non l’estensione del bonus da 80 euro, mentre per scuola e comuni sarà stanziato un miliardo. Arriva anche l’ASPI, il nuovo sussidio di disoccupazione, per un costo di 1,5 miliardi. Nella tabella delle entrate spicca il risultato della spending review per i ministeri, per un totale di 3-6 miliardi.
 
UNA QUESTIONE POLITICA
I numeri però non bastano. Una delle ipotesi a cui lavora il governo è tagliare i contributi Irpef. Ma anche qui si rischia lo sbilancio. Le trattative fra Roma e Bruxelles sono fitte, e le parole di ieri del commissario Katainen («Debito e deficit non devono aumentare») non promettono bene. Il sì dell’Europa a finanziare gli sgravi fiscali con un aumento del deficit di bilancio dipenderà molto dal procedere della riforma del mercato del lavoro, ma soprattutto dalla qualità dei tagli alla spesa che il governo ha promesso di realizzare per finanziare metà della manovra. E qui casca l’asino. Nel senso che il lavoro è ancora ai primi passi e i ministri sono già sul piede di guerra, tanto che Padoan ha già affacciato lo spauracchio dei tagli lineari (per ora senza esito). Per l’Europa però valgono le regole enunciate ieri dal commissario Katainen: bisogna «metter insieme le risorse mantenendo una politica fiscale responsabile», insiste, «ridurre debito per produrre crescita e produrre crescita per ridurre il debito». In attesa di conoscere la qualità del piano di Draghi sugli Abs. A questo proposito ieri il quotidiano MF ha riportato i consigli del Fondo Monetario Internazionale:

Il capoeconomista del Fondo, Olivier Blanchard, presentando ieri l’annuale World Economic Outlook alla vigilia della riunioneannuale di Fmi e Banca Mondiale,ha detto con chiarezza che l’acquisto di Abs, proposto dalla Bce, «può aiutare le piccole imprese» e «può fare la differenza»per aumentare il credito alle pmi precisando che «un mercato buono e sano può essere utile e la banca centrale europea può certamente aiutarne lo sviluppo». Il Fondo ha anche espresso parere favorevole «a investimenti nelle infrastrutture in Europa», precisando che tocca però ai governi e alla Commissione Europea deciderei dettagli e gli obiettivi del piano da 300 miliardi proposto dal presidente della stessa Commissione Europea, Jean Claude Juncker.

Le previsioni di crescita mondiali del Fondo Monetario Internazionale

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Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale sulla crescit a (MF, 8 ottobre 2014)

E nel rapporto stesso del Fmi si legge che la Germania,dopo avere completato il consolidamento fiscale, «può permettersi di finanziare i tanto necessari investimenti pubblici in infrastrutture (soprattutto per manutenzione e modernizzazione)senza violare le regole fiscali».Gli stessi investimenti pubblici ininfrastrutture, si legge in un lungoapprofondimento nell’Outlookdel Fmi, «possono esseregiustificati e possono aiutare asostenere la domanda a brevetermine».

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