Beppe Grillo e le espulsioni silenziose degli attivisti a 5 Stelle

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2014-12-18

Il padrone del simbolo dei grillini diffida tanti attivisti dall’usare il nome del Movimento 5 Stelle. E non lo fa con un click ma con una lettera dei suoi avvocati. Anche se la maggior parte sono attivisti storici del MoVimento. Ne rimarrà soltanto uno?

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Zitto zitto, Beppe Grillo caccia. O meglio, con l’ausilio dello Studio Legale Squassi e Montefusco, diffida. All’uso del simbolo, che è di proprietà esclusiva di Giuseppe detto Beppe, durante l’attività di propaganda politica ed elettorale, come si spiega nelle decine di lettere inviate a tanti MeetUp. Senza fare alcun clamore, e facendo riferimento a un post sul blog del Semplice Portavoce del MoVimento 5 Stelle, Grillo ha inibito l’uso del simbolo al Nord (Emilia e Lombardia), al Sud (Sicilia) e al Centro, dove a farne le spese sono stati anche alcui fedelissime. Espulsioni di attivisti, che però non sono parlamentari né consiglieri in Regione o in Comune, e quindi per fare sentire il loro dissenso possono sfogarsi soltanto su Facebook o su qualche pagina fan frequentata da altri grillini. Ma senza nessun accesso (né tantomeno difesa) sul portale nazionale. Per questo le espulsioni proseguono senza troppo casino.

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La lettera di diffida di Grillo al gruppo 878

M5S: LA BASE DA DEMOLIRE IN SICILIA 
Cosa sta accadendo all’interno del Movimento? Perché espellere gli attivisti? Se da un lato infatti sono note (seppur a volte poco chiare) le motivazioni delle espulsioni dei parlamentari pentastellati come ad esempio la mancata rendicontazione degli scontrini che ha portato all’espulsione di Massimo Artini e Paola Pinna poco o nulla si sa sui motivi che spingono Grillo e Casaleggio a diffidare gli attivisti.
La lettera con la diffida arrivata all'attivista sicliana Debora Borgese (fonte: Facebook.com)
La lettera con la diffida arrivata all’attivista siciliana Debora Borgese (fonte: Facebook.com)

Solo in Sicilia gli attivisti colpiti dal DASPO di Grillo sono 19 (e 15 gli espulsi). Le lettere, inviate dallo Studio Legale Squassi e Montefusco, sembrano avere sempre lo stesso tono:

Oggetto: diffida dall’uso del nome MoVimento 5 Stelle
Egregi Signori,
Vi indirizzo la presente in nome e per conto del Sig. Giuseppe – detto Beppe – Grillo, con riferimento alle attività di propaganda politica e sociale da Voi svolta tramite il sito….

Dopo la diffida agli attivisti è impedito l’accesso al portale per le votazioni delle espulsioni e delle proposte di legge del Movimento. Il motivo però non è specificato, probabilmente sta alla coscienza di ogni attivista guardarsi nel profondo dell’anima e arrovellarsi su quale azione commessa gli sia costata una diffida. Una specie di pratica di autoanalisi terapeutica insomma. Oppure è qualcosa di più simile al Processo di Kafka? L’unica ipotesi, nel caso delle diffide che hanno colpito i pentastellati siciliani sembra essere il fatto che alcuni di loro avessero criticato l’operato del consigliere regionale Giancarlo Cancellieri uno dei fedelissimo di Casaleggio. «Io sono un’attivista dal 2007 – spiega Maria Cristina Saija, animatrice del meet up e candidata per il Movimento alle comunali di Messina – allora eravamo in 4 o 5. Ricordo benissimo quando abbiamo deciso di fare una lista, nel 2008. Ci siamo riuniti a Palermo, eravamo i grillini siciliani. L’unica persona un po’ più conosciuta era Sonia Alfano. Aveva il numero di Beppe e lo chiamò per chiedergli se poteva scendere a darci una mano con le Regionali. Lui venne e iniziò così il primo esperimento politico del M5S in Sicilia. Adesso il Movimento sta involvendo. Abbiamo fatto tutte le campagne elettorali auto-tassandoci e ora ci mollano così». Secondo l’ex grillina «questa notifica avviene per motivi a noi ad oggi ignoti, nessuna spiegazione reale è stata fornita se non mere allusioni come “sedicenti portavoce degli attivisti del Movimento 5 stelle di Messina” e il fatto che ci saremmo accreditati “come il locale centro di imputazione istituzionale delle attività del Movimento”. Queste illazioni sono palesemente false e agiremo di conseguenza se non verranno smentite al più presto». Secondo quello che si legge tra le righe e i commenti su Facebook, le critiche crescenti nei confronti di qualche parlamentare regionale siciliano sembra che abbiano dato il via alle espulsioni. Critiche raccolte in un blog dove si mettevano sotto accusa i “cortigiani e i traditori” con frasi come questa:

Poi esistono i mercenari, i cortigiani e i traditori che, abbagliati da un nuovo credo, vedono profilarsi all’orizzonte la possibilità di lauti guadagni o di soddisfare la propria smania di potere e notorietà: sono persone che si adoperano per stare quanto più vicine alla casta dei puri, pronte a prodigarsi per togliere il più piccolo sassolino lungo la strada percorsa da questi, un servilismo becero e utile solo a loro stessi. D’altronde non potrebbe essere diversamente.

E via con i soliti nomi. Sarà questo il problema dietro le espulsioni in Sicilia, visto che Cancellieri e compagnia sono considerati molto vicini al vertice dei 5 Stelle?
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LE EPURAZIONI A BOLOGNA E ROMA
Alessandro Cuppone invece è uno dei primi attivisti bolognesi. Su Facebook qualche giorno fa ha scritto: «Oggi 27 Novembre dopo tanti anni nel Moviemento 5 Stelle, dopo che sono partito con i primi Meetup di Bologna nel 2005. Anni di eventi, serate e battaglie. Dopo N° campagne elettorali. Dopo aver fatto N° volte l’organaizer del Mu14 o l’assistant. Dopo essere stato anche cancellato volutamente dal portale di candidatura alle nazionali … senza spiegazioni. Oggi i carissimi mi hanno anche cancellato dalla possibilità di votare nel portare… votare le espulsioni, ma anche le proposte di legge. La democrazia dello staff si gestisce con un click….».

(fonte: Facebook.com)
(fonte: Facebook.com)

 
In mancanza di una spiegazione “ufficiale” da parte dei vertici del MoVimento ci deve accontentare di questa teoria, che però non spiega perché Grillo una decina di giorni fa abbia diffidato il MeetUp 878 di Roma, lo stesso del quale fanno parte Alessandro Di Battista, Paola Taverna, Roberta Lombardi. «Se le motivazioni bisogna trovarle nei fatti e non nei dubbi, nelle illazioni, allora guardiamo ai fatti: sono un’attivista classe 2007 (e questo rimango movimento o no) 26.000 preferenze alle Europee, a Messina e provincia sono stata la più votata con 10.000 voti circa. I fatti sono e rimangono importanti per capire. Tutto il resto sono e rimangono illazioni», scriveva ancora qualche giorno fa la Sajia, che poi se la prendeva anche con Currò per l’espulsione. Questo invece è il botta e risposta tra Montefusco e il MeetUp878, i duri e puri che sono finiti disconosciuti di nuovo da Beppe.
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La diffida di Grillo al gruppo 878

Per anni il gruppo ha supportato tutte le scelte del proprietario del simbolo del MoVimento 5 Stelle, definendo in modi non certo educatissimi i vari Pizzarotti, Nogarin (che oggi ha cambiato idea) e Artini, e prima ancora tutti quelli che sono usciti per contrasti politici dal partito di Grillo: dal nemico pubblico numero uno Tavolazzi a Giovanni Favia e Federica Salsi fino ai parlamentari “traditori”. Tinazzi, poi, scrisse anche un famoso post su Facebook ripreso dal blog di Beppe Grillo in cui consigliava di mollare i “falsi amici” del Fatto Quotidiano per la maggior gloria del MoVimento. Oggi lui e l’altro organizer, Alberto Magarelli, si trovano una diffida sulla testa senza una motivazione. Core ‘ngrato, verrebbe da dire di Grillo, che a quanto pare ha avuto anche una cordiale telefonata sull’accaduto con uno dei protagonisti, al termine della quale però nulla è cambiato e la diffida “tecnica” è rimasta. E gli organizer citano Fra’ Bastiano, il grande Flavio Bucci nel Marchese del Grillo, del quale si ricorda la famosa battuta: «perdono il Papa, che si crede il padrone del cielo; perdono Napoleone, che si crede il padrone della terra. Ma soprattutto perdono voi, che non siete padroni di un cazzo». La similitudine è talmente trasparente che non serve nemmeno esplicitarla.

Nel frattempo sulla pagina Facebook di uno degli esponenti del MeetUp romano 878 alcuni attivisti fanno notare come l’autrice di un articolo de l’Espresso che si occupa della vicenda sia al tempo stesso abbia un rapporto di collaborazione con Andrea Defranceschi, il consigliere regionale grillino condannato dalla Corte dei Conti per l’utilizzo illecito dei fondi assegnati ai gruppi consiliari e in seguito espulso dal Movimento. A dirlo, nei commenti a questo post è Silvia Piccinini, dipendente della cittadina-portavoce Paola Taverna e capolista alle elezioni regionali in Emilia Romagna. Insomma, la Giupponi avrebbe avuto il suo interesse a gettare fango sul Movimento…
la macchina del fango contro la macchina del fango? (fonte:  Facebook.com)
La macchina del fango contro la macchina del fango? (fonte: Facebook.com)

Ne rimarrà soltanto uno?

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