Il rischio frodi per il referendum costituzionale (sul voto degli italiani all'estero)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-10-25

Sul voto all’estero la possibilità di frodi o brogli è sempre molto alto, e quindi anche per il referendum sulle riforme costituzionali del 4 dicembre esiste. I precedenti non certo commendevoli

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Il rischio c’è. Come in tutte le elezioni. Sul voto all’estero la possibilità di frodi o brogli è sempre molto alto, e quindi anche per il referendum sulle riforme costituzionali del 4 dicembre esiste. Gianluca Roselli sul Fatto Quotidiano ricorda altri episodi imbarazzanti accaduti in Sudamerica, dove in passato si è assistito a scene da mercato delle vacche, con i plichi che venivano acquistati da personaggi locali e poi rispediti ai consolati con le schede votate. Oppure è capitato che siano state stampate più schede degli aventi diritto. O casi in cui i plichi non sono mai arrivati al destinatario, ma risultavano regolarmente consegnati al consolato, con tanto di voto.

Il rischio frodi per il referendum costituzionale (sul voto degli italiani all’estero)

Insomma, se si vuole imbrogliare, le maglie larghe di certe zone del mondo lo consentono. E questo può andare a scapito di tutti. “In passato in Argentina e Venezuela si sono verificate delle vere frodi elettorali, con voti falsificati. Uno dei problemi è il recapito delle schede, perché si usano operatori privati che non sempre consegnano i plichi agli elettori”, racconta Rodolfo Ricci, coordinatore di Filef (Federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie), sempre al Fatto. D’altro canto anche nel 2013 come raccontava all’epoca l’Espresso:

Schede di dubbia provenienza, come quelle australiane compilate nel retrobottega di un bar nel 2006, o quelle argentine del 2008 sulle quali indaga la procura di Roma (e che coinvolgono il già citato Caselli – secondo l’accusa, con la complicità del console italiano a Buenos Aires e ditte di spedizione calabro-argentine). Fuori verbale, del resto, gli stessi candidati raccontano di pacchi di schede sparite in blocco, a qualunque livello. Stavolta, in molti consolati ci si è risolti alle raccomandate con ricevuta di ritorno. Le raccomandate? Curiosamente, la legge prevede che il voto viaggi per posta semplice: i consolati stampano e inviano le schede, gli elettori compilano e rispediscono al mittente; e, solo allora, i plichi vengono inviati a Roma con valigia diplomatica e pompa magna (lo scrutinio, a Castelnuovo di Porto, nei magazzini della Protezione civile).

Il corpo elettorale degli italiani all’estero comprende quattro milioni di votanti, di cui 2,1 in Europa e 1,3 in Sudamerica. Alle Politiche hanno votato il 30% degli aventi diritto, quindi circa 1 milione e 200 mila. Quest’anno voteranno anche i residenti temporanei (registrati all’estero da almeno 3 mesi). I plichi elettorali arriveranno il 14 novembre. Entro il 24 i nostri connazionali dovranno compilarlo e rispedirlo con il proprio voto al consolato di competenza, da cui arriveranno nel container di Castelnuovo di Porto (Roma), dove saranno custoditi fino al 4 dicembre. In quella data saranno aperti sotto la responsabilità del Viminale, per poter procedere allo scrutinio.

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