Firme false a 5 Stelle, in arrivo le sospensioni a Palermo?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-11-10

L’ADN Kronos scrive che potrebbe arrivare una sospensione per gli eletti coinvolti nella storia delle firme false del 2012. Ma c’è un problema che è più grosso di una mucca in corridoio da risolvere. E rimane aperta una questione: chi è la talpa?

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L’ADN Kronos scrive che per la vicenda delle firme false a 5 Stelle il MoVimento starebbe valutando l’ipotesi di sospensione di nove eletti ritenuti coinvolti, ovvero i sei parlamentari coinvolti nel giro di mail: Riccardo Nuti, all’epoca candidato sindaco, Claudia Mannino, Giulia De Vita, Chiara Di Benedetto, Loredana Lupo e Azzurra Cancelleri, più i tre consiglieri regionali Giampiero Trizzino, Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio.

Firme false a 5 Stelle, in arrivo le sospensioni a Palermo?

L’agenzia di stampa sottolinea che rispetto agli altri elenchi dei coinvolti c’è un nome in più: quello della Cancelleri, che non è palermitana (è di Caltanissetta) ma figura comunque nella lista delle mail ‘attenzionata’ dalla Procura e mostrate dalle Iene in più di una puntata. La deputata è la sorella di Giancarlo Cancelleri, considerato di casa alla Casaleggio Associati e candidato governatore in pectore in Sicilia, dove i 5 Stelle hanno reali possibilità di spuntarla alle Regionali del prossimo anno. Anche per questo, stando ai rumors che girano a Montecitorio raccolti dall’agenzia, qualcuno starebbe frenando sulla sospensione. La circostanza appare comunque curiosa visto che ci sono anche altri citati nelle email sulle firme false ma essere nell’indirizzario non significa nulla (tanto è vero che tra i nomi c’è anche quello di chi le ha rese note).

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Le email mostrate alle Iene riguardo la vicenda delle firme false a Palermo nel 2012

Altra ipotesi di cui si è parlato in questi giorni, viene raccontato all’Adnkronos, chiedere agli eletti coinvolti di verificare periodicamente lo stato dei procedimenti a loro carico per evitare eventuali sorprese. Se la situazione dovesse precipitare, infatti, l’obiettivo dei vertici M5S è quello di non farsi cogliere impreparati dagli eventi. Ma la situazione è molto ingarbugliata, perché ‘figlia’ di una faida interna al M5S locale. A Roma i parlamentari coinvolti continuano a dichiararsi estranei ai fatti contestati. Nei confronti degli interessati si parla di sanzioni come la sospensione o un “congelamento”, mentre se si accertassero responsabilità potrebbero arrivare sanzioni vere e proprie. La vicenda quindi con tutta probabilità sarà l’occasione per mettere alla prova il nuovo regolamento del MoVimento 5 Stelle, entrato in vigore dal 28 ottobre 2016.
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Il nuovo regolamento del MoVimento 5 Stelle

Il regolamento prevede una prima decisione del collegio dei probiviri, che deve ascoltare gli interessati, e poi una seconda, su eventuale richiesta degli interessati, da parte del comitato di appello. Il comitato di appello è attualmente composto da Roberta Lombardi, Vito Crimi e Giancarlo Cancelleri, che così, se corrispondesse al vero quanto raccontato dall’ADN, si troverebbe a dover giudicare la sorella. In ogni caso prima dovrebbe esserci il giudizio dei probiviri. Ma c’è un piccolo problema: pur essendo stato annunciato all’epoca, il voto sui probiviri (che servono “a fare da paravento a Grillo”) non è mai stato effettuato né ne sono stati comunicati i risultati. Prima quindi dovrà essere risolto questo problema, anche se probabilmente qualcuno lo derubricherebbe a roba da azzeccagarbugli. Di certo non può decidere Grillo da solo perché questo violerebbe il regolamento entrato in vigore nemmeno quindici giorni fa.
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“Tre probiviri eletti dalla rete per fare da paravento anche a Grillo”

Lunedì gli interrogatori: chi è la talpa?

Nel frattempo la Procura comincerà, lunedì prossimo, a sentire le persone coinvolte nella vicenda delle presunte firme false apposte per la presentazione della lista del M5s alle elezioni comunali di Palermo del 2012. A sommarie informazioni verranno sentiti una serie di testimoni tirati in ballo da Vincenzo Pintagro, attivista del movimento che ha denunciato il caso e che è stato ascoltato dai magistrati nei giorni scorsi. Non sono stati ancora interrogati, invece, gli indagati, che rispondono del reato previsto dall’articolo 90, secondo comma, del Testo Unico 570 del 1960. La norma punisce con la reclusione da due a cinque anni, tra l’altro, “chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati od altri atti dal presente Testo Unico destinati alle operazioni elettorali, o altera uno di tali atti veri oppure sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi”, punendo con la stessa pena anche chi le utilizza. Pintagro ha raccontato che le firme presentate in tribunale in occasione delle consultazioni elettorali erano state ricopiate dalle originali, inutilizzabili per un vizio di forma, da due esponenti: Claudia Mannino (ora deputata) e Samantha Busalacchi (ora collaboratrice del gruppo di M5S all’Ars, tra gli aspiranti candidati a sindaco alle prossime comunali). Sulla vicenda la Digos di Palermo, già nel 2013, in seguito a un anonimo, aveva aperto un’indagine che si era però conclusa con una archiviazione. I magistrati hanno riaperto l’inchiesta ad ottobre a seguito delle denunce di Pintagro, che si è rivolto alla trasmissione Le Iene, e di un altro anonimo recapitato in Procura.

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Le firme false a 5 Stelle a Palermo e l’opinione dei periti

Ed è proprio questa la parte più interessante della storia: chi è la talpa del MoVimento 5 Stelle? La storia è venuta fuori grazie all’elenco con le firme false inviato alla trasmissione tv di Mediaset, a Luigi Di Maio via mail e alla procura di Palermo. Ma niente è accaduto per caso: chi si è mosso lo ha fatto con il chiaro intento di danneggiare i parlamentari “romani” e la loro “corrente” in occasione delle comunarie di Palermo, nel frattempo sospese e già avvelenate da polemiche nei confronti di alcuni partecipanti come ad esempio Ugo ForelloAdriano Varrica e  e Igor Gelarda, che avevano ricevuto una serie di attacchi che miravano a farli ritirare dalla competizione per le comunarie di Palermo. Varrica si era anche fatto promotore di una riunione con gli eletti poi rimandata in questi giorni e di una raccolta firme via mail  in cui si chiedeva «una presa di posizione da parte del gruppo di Palermo nei confronti dei NOSTRI 8 Portavoce palermitani (GP Triz, Claudia Mannino , Claudia La Rocca Giorgio Ciaccio, Loretta Lupo, Riccardo Nuti, Chiara Amélie Di Benedetto, Judi Vi)», come raccontato dall’attivista Loredana Ceruso. Nei giorni scorsi infine Massimo Trezza, attivista M5S, ha ribadito che esiste il documento, smentito dal meet up di Palermo, nel quale insieme “a una quarantina di attivisti storici e nuovi iscritti al M5S” viene chiesta “la sospensione dei parlamentari Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Claudia La Rocca e di estromettere dalle comunarie Samanta Busalacchi e Riccardo Ricciardi, marito della deputata nazionale Loredana Lupo, quest’ultimo per evitare ‘parentopoli'”. In tutto questo bailamme rimane ancora aperta la domanda: chi ha materialmente inviato i fogli che stanno mandando a puttane le Comunarie e il M5S a Palermo? E visto che un documento del genere non può non essere posseduto da un “interno” al gruppo che forse già era interno nel 2012, quale convenienza ne ha avuto o ne avrà?
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“Il regolamento è in vigore da oggi”, 28 ottobre 2016

Leggi sull’argomento: Dieci indagati per le firme false dei grillini a Palermo

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