Firme false a Palermo: chi è la talpa del M5S?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-10-14

Un giallo nel giallo dentro la storia delle firme false: sono sparite le prime quattro pagine del documento che certificava la candidatura di Nuti nel 2012. Il caso, tutto interno ai 5 Stelle, va a colpire qualcuno al suo interno (i parlamentari nazionali e regionali) favorendo altri. Chi è la talpa che ha trattenuto il documento e ha parlato al momento giusto, magari in accordo con qualcun altro?

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C’è un giallo nel giallo dentro la storia delle firme false del M5S per le elezioni a Palermo nel 2012. Ieri il Partito Democratico ha presentato un esposto alla Procura che non riguarda solo gli autografi, ma anche la sparizione negli uffici comunali della dichiarazione di presentazione della candidatura a sindaco di Riccardo Nuti e della lista dei consiglieri. A recarsi negli uffici della Procura sono stati il segretario provinciale del Pd, Carmelo Miceli, e la consigliera comunale dem Antonella Monastra.

Il giallo nel giallo dentro la storia delle firme false M5S a Palermo

Carmelo Miceli, avvocato e segretario provinciale del partito nel capoluogo siciliano, ha parlato per la prima volta del mistero nel mistero martedì scorso: quando a settembre, su sollecitazione della trasmissione le Iene, un consigliere palermitano ha effettuato un accesso agli atti per visionare le copie dei verbali di presentazione delle firme del Movimento 5 Stelle alle amministrative, si è accorto che mancavano i numeri progressivi dei fogli dall’uno al 4. Non si trova più, nei documenti custoditi nell’ufficio elettorale circoscrizionale di Palermo, la dichiarazione fondamentale di presentazione della candidatura di Riccardo Nuti e della lista del M5S alle amministrative del 2012. Manca tra l’altro il primo foglio, il frontespizio, che contiene la dichiarazione di candidatura di Nuti e della lista 5Stelle a Palermo. “Nel retro di questi verbali – ha spiegato Miceli – ci sono le firme dei primi sottoscrittori. Chi possono essere questi firmatari? Ci potevano forse essere tra di essi persone che oggi sono state elette in Parlamento? Perché sono scomparse solo le prime 20 firme? Forse perché potevano essere comparate con la grafia delle successive firme? Forse il M5S può dare una mano a fare chiarezza”. “Immaginare una firma falsificata senza dolo – ha concluso Miceli – è proprio difficile da credere, così come un’eventuale sottrazione di documenti dagli uffici comunali. Dopo quello che abbiamo scoperto, abbiamo il dovere di presentare una denuncia alla magistratura. Senza fare valutazioni politiche, noi alla magistratura forniremo solo una sequenza cronologica di fatti”.
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La storia ormai la conosciamo: secondo l’accusa nel 2012, come racconta il professor Francesco Pintagro, candidato a Palermo, le liste per raccogliere le firme necessarie alle presentazione della candidatura di Riccardo Nuti detto Il Grillo a sindaco della città contengono un errore formale: la data di nascita di uno dei candidati dice che è nato a Palermo e invece è nato a Corleone. Nel M5S – in quello che Grillo chiamerà “dramma dell’ignoranza” – se ne accorgono e decidono di ricopiare le firme su moduli corretti; Pintagro all’epoca protesta, poi la storia si chiude lì finché nel 2013 qualcuno non segnala tutto alla procura: la Digos indaga, sente il professore e archivia tutto. Per una ragione: non si trova il foglio con le firme e il luogo di nascita sbagliato del candidato. A settembre, però, e guarda caso proprio quando stanno per partire le Comunarie per la scelta del candidato, arriva una nuova segnalazione in procura stavolta corredata del foglio. Non solo. L’anonimo segnalatore (o gli anonimi segnalatori) avverte anche le Iene, che a settembre si mettono alla ricerca dei parlamentari all’epoca protagonisti per chiedere un commento: Claudia Mannino, Samantha Busalacchi e Riccardo Nuti si negano alle telecamere del programma; intanto l’accesso agli atti va a buon fine e nella seconda puntata dell’inchiesta di Filippo Roma vengono ascoltati due periti del tribunale di Milano che certificano la falsità del foglio presentato dai 5 Stelle.

Chi è la talpa del M5S Palermo?

A questo punto Mannino e Nuti annunciano querele nei confronti del professor Pintagro, ma Beppe Grillo sul blog pubblica un post nel quale ringrazia le Iene e chi ha denunciato il caso e annuncia provvedimenti disciplinari nei confronti degli eventuali colpevoli. Intanto le Comunarie di Palermo sono sospese, ufficialmente perché il M5S è impegnato nel voto dello statuto. Il caso scoppia, per coincidenza, proprio mentre si stava avviando la procedura delle comunarie per scegliere il candidato sindaco in città. E si annunciavano particolarmente interessanti visto che a contendersi la candidatura a sindaco erano due correnti palermitane molto forti e un outsider che avrebbe potuto sparigliare il tavolo grazie alla sua popolarità. Questa inchiesta arriva proprio nel momento cruciale, ovvero quando ci si misura con il voto degli attivisti e dopo una vigilia tormentata, con accuse e tentativi di eliminare qualcuno in corsa. Comunque finisca questa storia non si può non pensare che finirà per danneggiare la “vecchia guardia” – ovvero i parlamentari già eletti e gli attivisti a loro vicini, a Roma o all’ARS – e favorire le new entry. Ed è proprio questa la parte più importante della storia. Nel servizio delle Iene Pintagro fa un elenco dei responsabili (a differenza del primo, in cui citò solo Mannino e Busalacchi oltre che Nuti come candidato sindaco) e coinvolge tra le persone a conoscenza dei fatti anche Giampiero Trizzino, Giulia Di Vita, Loredana Lupo, Chiara Di Benedetto. Ovvero un onorevole dell’ARS e tre parlamentari a Roma. Trizzino fa sapere che non è possibile che sia stato coinvolto perché all’epoca della presentazione delle firme non si trovava a Palermo e annuncia anche lui querela nei confronti di Pintagro.

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Lo status di Trizzino sulle firme false a Palermo nel 2012

Insomma, il caso scoppia alla vigilia delle Comunarie e coinvolge, guarda caso, proprio gli onorevoli e i senatori che dovevano gestirle. Alle Comunarie hanno chiesto di candidarsi oltre 120 e tra questi il fondatore di Addiopizzo Ugo Forello, l’attivista in difesa dei diritti gay Daniela Tomasino, i collaboratori parlamentari Adriano Varrica e Samantha Busalacchi. E, ancora, Riccardo Ricciardi, marito della deputata Loredana Lupo, e Igor Gelarda, poliziotto e dirigente sindacale. Già all’epoca la Casaleggio aveva chiesto ai candidati di evitare dichiarazioni pubbliche, tanto per far capire il clima. L’intenzione era di proclamare il vincitore durante Italia5Stelle a Palermo, ma vari ritardi hanno portato a rimandare fino allo stop di oggi. Per quali motivi? A quanto pare c’erano molti curriculum da vagliare attentamente, visto che «Dai controlli sulle esperienze professionali inviate allo staff milanese dei pentastellati, infatti, è emersa la necessità di “approfondimenti aggiuntivi” su alcuni profili» a fronte di prime risposte giudicate non sufficienti.  Le firme false a 5 Stelle obiettivamente indeboliscono il fronte parlamentare e di rimando ogni proposta politica che abbia il loro avallo.

Chi controlla il controllore?

Ricapitolando: il caso scoppia nel 2013, poi finisce archiviato. Ritorna in auge proprio mentre si preparano le candidature alle Comunarie. Spingendo così a far pensare che all’epoca della prima inchiesta qualcuno, ovvero chi custodiva il foglio con le firme autentiche e il luogo di nascita sbagliato, non abbia avuto particolari crisi di coscienza tre anni fa quando indagava la Digos (e si sapeva, visto che Pintagro rivelò di essere stato interrogato); mentre gli scrupoli gli sono improvvisamente venuti quando il M5S Palermo ha cominciato a lavorare alle candidature delle elezioni. Non solo: è anche evidente che il caso, tutto interno ai 5 Stelle, va a colpire qualcuno al suo interno (i parlamentari nazionali e regionali) favorendo altri (chi nella storia non ha mai avuto nulla a che fare). Chi è la talpa che ha trattenuto il documento e ha parlato al momento giusto, magari in accordo con qualcun altro? L’identikit è semplice: si tratta di qualcuno che c’era all’epoca (nel 2012), che sapeva dove si trovasse il foglio con le firme false – che quindi non è stato distrutto da parte di chi ha ricopiato le firme – o che lo aveva già nella sua disponibilità dall’epoca. E si tratta di qualcuno che ha un qualche interesse nelle Comunarie di oggi. Ovvero o ha interesse a far saltare qualche candidato per spirito di giustizia (ma perché non ce l’ha avuto all’epoca dell’apertura della prima inchiesta?) o semplicemente perché ha deciso di favorirlo a discapito degli altri. Anche l’onestà, nel suo piccolo, è avvelenata.
EDIT: Sono state ritrovate le carte sparite dal Comune:

Il sindaco Leoluca Orlando aveva sollecitato alla segreteria generale una attenta verifica, da cui e’ emerso che i fogli contenenti le firme di sottoscrizione delle liste sono tutti regolarmente custoditi. Quattro di questi, rende noto l’amministrazione, erano stati archiviati in un fascicolo sbagliato, ma sono stati rinvenuti oggi. Tutta la documentazione e’ stata fornita, su richiesta dello stesso Ufficio, alla Digos.

Leggi sull’argomento: Come il caso delle firme false a 5 Stelle sta per scoppiare in mano al MoVimento di Palermo

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