Qualche tempo fa Luca Zaia aveva dichiarato durante una conferenza stampa sul Coronavirus che “se non avessimo avuto i centri d’accoglienza non avremmo avuto importanti focolai”. Le sue affermazioni erano state celebrate sulla pagina facebook di Matteo Salvini, e il governatore aveva anche aggiunto che quelli che si trovano alla caserma Serena non hanno titolo a stare lì “perché nove su dieci non sono scappati dal morbo della fame” e “devono tornarsene a casa loro, punto”. Ieri però, come riferisce il Gazzettino, il governatore del Veneto ha parzialmente corretto il tiro parlando di una miriade di micro-focolai, causati essenzialmente dal virus di ritorno, portato da italiani e stranieri che rientrano da viaggi di lavoro e per ferie.
«Tutti i direttori generali delle Ulss – riferisce il presidente della Regione – segnalano veneti che tornano contagiati dai Paesi più vari: abbiamo casi da Spagna, Perù, Malta, isola di Pag in Croazia, Corfù in Grecia… Le vacanze sono un elemento di rischio: non faccio campagna contro i nostri concorrenti, perché tutti hanno il diritto di lavorare e ognuno può andare dove vuole, però è fuor di dubbio che gli ultimi pazienti si sono infettati quando erano in ferie. Per questo il mio appello, soprattutto ai giovani, è a non abbassare la guardia, a fare molta attenzione, a usare la mascherina, perché altri sono ancora nel tunnel come lo siamo stati noi».
«Dobbiamo attrezzarci per la diagnosi differenziale – sottolinea il governatore Zaia – perciò un tampone non sarà negato a nessuno. Chi accuserà febbre o disturbi respiratori, sovrapponibili fra le varie malattie, si rivolgerà al proprio medico di base e quest’ultimo disporrà l’accertamento. Avremo 500.000 malati di influenza? Inevitabile che faremo 500.000 tamponi in andata e altri 500.000 in ritorno». Domanda: la sanità sarà in grado di reggere? Risposta: «Bisogna, non abbiamo alternative. Vorrà dire che metteremo le tende alla sede della Protezione civile regionale e resteremo qui finché non passa l’emergenza».