Tre pacchi bomba, destinati ad altrettante donne, tra ieri e domenica sera hanno sconvolto Roma. Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri e la Digos: «Non c’è una matrice politica, l’eversione non c’entra», spiegano gli inquirenti.
Racconta oggi Repubblica che il primo pacco ha preso fuoco dopo essere caduto per terra domenica sera nel centro meccanografico postale di via Gino Cappanini, a Fiumicino, cittadina del litorale romano, ferendo un’impiegata che lavorava alla distribuzione. La seconda busta è esplosa alle 18.30 di ieri, in via Piagge, al Nuovo Salario: a rimanere ferita la destinataria del plico, una 54enne che è stata trasportata al Policlinico Umberto I, in condizioni non gravi. La terza busta è esplosa in via Alfredo Fusco, alla Balduina: a finire in serata in ambulanza al Policlinico Gemelli con ustioni al viso e alle mani la destinataria, una donna di 68 anni.
Si sta cercando di capire quale dunque sia il legame tra le tre donne: appare infatti chiaro che la mano sia la stessa. L’involucro, una scatola, è identico, il contenuto anche: una busta con polvere nera attivata con un rudimentale e artigianale innesco. Anche le modalità di spedizione si somigliano: la destinataria del plico che ha preso fuoco al centro di Fiumicino, lavorava al policlinico universitario Tor Vergata e il mittente, che non l’avrebbe minimamente insospettita, era proprio il Policlinico Tor Vergata. Mittente del pacco arrivato all’impiegata dell’Inail che abita nel quartiere Nuovo Salario era invece un’amica di Bologna: con la busta in mano la donna stava cercando di chiamarla quando l’ordigno è esploso.
Le lettere erano indirizzate a due ex dipendenti delle università (Tor Vergata e Roma Tre) e a un’ex dipendente dell’Inail. Spiega oggi Il Messaggero che non c’era nessun biglietto, né un volantino di rivendicazione:
Il modus operandi richiama quello degli anarchici. Ma l’unico indizio che porta a questa pista è quello del confezionamento della lettera-bomba. Per il resto nessun tipo di legame con gli eversivi. Forse un folle che ha un conto in sospeso con qualcuno? Di certo tre episodi inquietanti. Polizia e carabinieri hanno immediatamente avviato accertamenti tecnici e investigativi sulle tre buste e sulle sostanze o i meccanismi che eventualmente contenevano.
Accertamenti che si avvarranno di macchinari per rilevare eventuali impronte. Poter risalire a come e con quale materiale sono state confezionate le buste esplosive può mettere sulle tracce di chi le ha confezionate. Nessuna delle tre buste esplose a Roma conteneva una rivendicazione. Secondo quanto si apprende da fonti investigative, i tre ordigni sarebbero apparentemente identici e questo farebbe pensare che a confezionarli sia stata una sola mano, anche se saranno gli esami scientifici a confermare l’ipotesi.
O primi riscontri sui destinatari avrebbero fatto emergere che si tratterebbe di soggetti “sconosciuti”, senza alcun rilevanza pubblica. A parte una delle donne, moglie di un ex esponente politico comunale. Dunque potrebbe essere probabile la pista dello squilibrato e si stanno facendo verifiche sulla vita delle tre signore alle quali sono stati recapitati i plichi bomba. Intanto il pericolo è che in circolazione ci siano altre buste esplosive, identiche a quelle recapitate ieri.
Un’unica regia sulle cui motivazioni resta tutto avvolto nel mistero. Forse l’opera di uno squilibrato.