Il rischio esaurimento posti in terapia intensiva per il Coronavirus

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I posti negli ospedali potrebbero cominciare a scarseggiare. Il governo fa sapere che nel caso alcune tensostrutture d'emergenza potrebbero essere messe su in tre settimane

Dei 322 contagiati per il Coronavirus SARS-CoV-2 – il dato risale alle 20 di ieri – 162 sono le persone in isolamento domiciliare, 114 quelle ricoverate e fra loro 35 si trovano nei reparti di Terapia intensiva. Quest’ultime, spiega oggi Il Messaggero, ammontano dunque al 30% dei pazienti ospedalieri e al 10% dei contagiati. Persone che oltre al trattamento del virus con farmaci antivirali specifici per l’Hiv, hanno anche bisogno di assistenza respiratoria meccanica.



Se l’andamento dei ricoveri nei reparti di Terapia intensiva – ed è l’ipotesi peggiore – dovesse aumentare conclamando l’epidemia quali sarebbero gli effetti su queste strutture? «Ci sarebbe una criticità di gestione», spiega il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e docente ll’università Tor Vergata. Il motivo è presto detto: in Italia i posti letto nei reparti di Terapia intensiva non superano le 5.300 unità eattualmente l’occupazione è del 90%. Non c’è infatti solo il Covid-19 a cui tener testa: è il periodo dell’influenza stagionale e ci sono pazienti che sono ricoverati nelle unità intensive perché hanno patologie specifiche o sono stati colpiti da attacchi cardiaci o, ancora, sono reduci da interventi chirurgici particolarmente invasivi.

La crescita dei contagi in Italia (Il Messaggero, 26 febbraio 2020)

Ma i posti – e sono i numeri a dirlo in prospettiva potrebbero non bastare.



«Attualmente – aggiunge il dottor Francesco Pugliese, direttore del Dipartimento emergenza, accettazione anestesia e aree critiche del policlinico Umberto I di Roma- la capacità di assorbimento è ottima ma in assenza di un’epidemia». Per garantire o trovare altri posti letto nelle terapie intensive «si potrebbe attuare una riduzione degli interventi chirurgici programmati e utilizzare tutti gli spazi che garantiscono una ventilazione meccanica ai pazienti come le sale operatorie in condizioni estreme».

Ma anche qui la gestione non è semplice. Dipende, infatti, dalla logistica di ogni singolo ospedale: capire, ad esempio, se le sale operatorie sono organizzate in blocchi oppure no perché un altro aspetto dirimente riguarda l’isolamento del paziente e pure le terapie intensive attuali non sono tutte organizzate, ad esempio, in box singoli.



Il governo fa sapere che nel caso alcune tensostrutture d’emergenza potrebbero essere messe su in tre settimane.

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