Come cambiano i rimborsi per i cibi dei celiaci

Categorie: Economia, Fatti

In aumento per i bambini (nella primissima infanzia il tetto di spesa cresce del 24%, passando da 45 euro a 56 euro) e in riduzione per adulti e anziani, con gli over 60 che si vedranno quasi dimezzare l’importo che passerà dai 140 euro mensili agli 89 euro peri maschi e 75 euro per le donne

Un nuovo decreto del ministero della Salute pubblicato in Gazzetta Ufficiale ha cambiato i rimborsi per acquistare i cibi per i celiaci aumentandoli per i bambini (nella primissima infanzia il tetto di spesa cresce del 24%, passando da 45 euro a 56 euro) e riducendoli per adulti e anziani, con gli over 60 che si vedranno quasi dimezzare l’importo che passerà dai 140 euro mensili agli 89 euro peri maschi e 75 euro per le donne. Il rimborso resta, invece, pressoché invariato nella fascia adolescenziale, particolarmente critica per l’accettazione di un regime alimentare speciale.



Come cambiano i rimborsi per i cibi dei celiaci

Il decreto, che si chiama ‘Limiti massimi di spesa per l’erogazione dei prodotti senza glutine’, pubblica anche nuove fasce di età e differenze per gli uomini e per le donne. In generale, rispetto al precedente decreto del 2006 (che viene superato da questo firmato dal ministro Giulia Grillo), sono previsti limiti di spesa più elevati per i minori (nella primissima infanzia il tetto cresce da 45 a 56 euro) e tetti più bassi per gli adulti: prima il rimborso era di 140 euro al mese, mentre oggi si va dai 90 euro per le donne ai 110 euro per gli uomini. Tetti ancora più bassi per gli anziani: negli over 60 il limite massimo di spesa mensile scende a 89 euro per i maschi e 75 euro per le femmine.



Il decreto parte dalla considerazione che “il celiaco deve seguire una dieta varia ed equilibrata con un apporto energetico giornaliero da carboidrati stimabile in almeno il 55%, che deve derivare anche da alimenti naturalmente privi di glutine provenienti da riso, mais, patate e legumi come fonte di carboidrati complessi, per cui la quota da soddisfare con alimenti senza glutine di base (pane, pasta e farina) è stimabile nel 35% dell’apporto energetico totale”. Il decreto prevede l’aggiornamento del Registro nazionale. “Ai fini dell’erogazione a carico del Ssn – riporta l’articolo 2 – sono inclusi nel registro nazionale, istituito presso la Direzione generale per l’igiene, la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del ministero della Salute, gli alimenti rientranti nelle seguenti categorie: pane e affini, prodotti da forno salati; pasta e affini; pizza e affini; piatti pronti a base di pasta; preparati e basi pronte per dolci, pane, pasta, pizza e affini; prodotti da forno e altri prodotti dolciari; cereali per la prima colazione”.

Tra nove mesi l’entrata in vigore

L’aggiornamento del Registro dovrà avvenire entro sei mesi e poi le Regioni dovranno adeguarsi entro tre mesi.  L’Associazione italiana celiachia, che ha partecipato all’iter del decreto, ha spiegato oggi al Fatto Quotidiano che  il taglio al tetto di spesa per l’acquisto di alimenti senza glutine “non comprometterà l’assistenza complessiva”: ” La riduzione è, infatti, una revisione razionale che non ha modificatola copertura del 35 per cento dell’apporto calorico giornaliero da carboidrati privi di glutine previsto per legge, riuscendo così a far risparmiare al Servizio sanitario circa il 19%. Un bottino che ammonta a circa 30 milioni di euro e che servirà per venire incontro ai bisogni terapeutici dei pazienti che saranno diagnosticati nei prossimi anni e che risultano in crescita al ritmo del 10 per cento l’anno.



Insomma, come ha spiegato l’Aic, non è“un risparmio ottenuto sulla pelle dei malati”visto che i prodotti per celiaci negli ultimi anni sono anche diminuiti: rispetto al 2006 il costo di pane, pasta e farina ha registrato un calo del 7 per cento nel prezzo medio globale in farmacia e fino al 33 per cento nella grande distribuzione. Per i celiaci è “la diagnosi il punto di debolezza su cui dover lavorare di più”, visto che in Italia i pazienti diagnosticati sono solo 200.000 a fronte di un numero atteso di 600.000 celiaci, pari all’1% della popolazione.

Foto copertina da Pixabay

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