Richard Jewell: guai agli eroi insignificanti

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Son stato a vedere il film Richard Jewell di Clint Eastwood. Credo sia un film da vedere perché ci aiuta a capire il perché del successo elettorale di un Trump o di Boris Johnson. La storia è quella relativa allo sventato attentato alle Olimpiadi di Atlanta. Il poliziotto che individuò la bomba e fece evacuare la zona evitando una strage, aveva la sfortuna di non avere il phisique du role dell’eroe: era bianco, maschio, onesto, cristiano, di mezza età, persino grassoccio. I media non potevano credere che lui potesse aver sventato l’attentato e lo incolparono di aver messo la bomba per poi prendersi il merito di aver sventato l’attentato. Accusa che poi si rivelò assolutamente falsa. Questo tipo di storie sono quelle raccontate da Eastwood, che da un po’ di tempo, dà voce all’America Profonda. Persone che per i media sono invisibili ed insignificanti, in realtà sono proprio loro il backbone su cui si fonda la supremazia e l’egemonia americana. Quello che vuol dire Eastwood è che la potenza americana non la fanno i divi del cinema, le rockstar o i politici, ma tante brave persone “anonime” che credono nel sistema e per i sistema americano sono disposte a morire. Alcune osservazoni nascono spontanee.



E’ impressionante che i media non abbiano creduto che Jewell potesse essere un eroe. Era fuori dai loro canoni. Non era bello (anzi era sovrappeso), non era giovane e neppure vecchio, non era di una minoranza etnica, non era una donna, non era di una religione minoritaria (né buddista, né ebreo, perfino neanche islamico), non aveva un passato da delinquente (aveva sempre rispettato la legge), probabilmente non si era mai drogato e, perfino, non aveva mai bruciato la bandiera americana. Con questo profilo così insignificante, come poteva essere un eroe? Andava contro il loro immaginario sicuramente la storia doveva essere fake. Questa idea che bisogna onorare il “bad guy” e sfottere e denigrare il bravo ragazzo non è però tipica solo degli americani. Anche in Italia intellettuali di primo piano (ad esempio Eco con la lode a Franti) o religiosi di specchiata onestà (ad esempio Don Milani con l’Obbedienza non è più una virtù) hanno aiutato il diffondersi dell’idea che essere buono era equivalente ad essere fesso ed essere insignificante. Con il risultato di diffondere il mito del bullo del quartierino che tanti danni addusse agli Italiani.



Il successo di questo tipo di film fa capire inoltre lo scollamento fra il popolo e gli “intellettuali” americani E questo spiega il successo di Trump che incarna molto bene lo spirito popolare. Trump è sicuramente kitsch: terrificante la sua esibizione nel circo del wrestling americano (quando taglia i capelli ad un avversario) , è ostentatamente macho (si ama farsi circondare da belle fanciulle) è vantoso ed ama apparire (in vari film vi è un suo cammeo). Ma siccome tutte queste debolezze le ha anche il popolo, è amato. Però, almeno, in questo campo, riconosciamo un merito che spetta al nostro Paese. Il precursore di Trump è stato un italiano italiano: il cavalier Berluska. Con reti televisive piene di culi e seni debordanti, patron di una squadra di calcio stellare, era idolo di vari strati della popolazione e, in qualità di presidente-operaio, vinse elezioni su elezioni nonostante la guerra dichiarata da parte di tutti i media e nonostante i guai giudiziari. Solo da quando Berluska ha perduto il contatto con le folle (feste private riservate a VIP ed escort di lusso inavvicinabili per il cittadino normale) ha iniziato il suo declino politico.

Infine è terrorizzante pensare al potere della stampa. Possono portare sugli altari o trascinare nella polvere un individuo, senza che questi possa fare niente. Bussetti (l’ex Ministro MIUR) è stato sbattuto in prima pagina accusato di aver effettuato missioni su missioni a sbafo. Poi Dagospia ha fatto notare che le missioni sotto esame da parte della Corte dei Conti sono solo 3 e che la smentita di Bussetti è stata pubblica in trafiletti più o meno invisibili a fondo pagina di una pagina interna. Sarà vero? Ma, intanto, i casi di mostri sbattuti in prima pagina e poi risultati onesti sono tanti e riguardano sia politici (che, tutto sommato, più o meno riescono a difendersi) che semplici cittadini (che non hanno la possibilità di difendersi). Possibile che non si possa fare nulla? Possibile che nessun partito politico si assuma l’onere della battaglia politica di difendere il cittadino comune? Quello bianco, maschio , cristiano, di mezza età e persino grassoccio? Perché gli intellettuali devono difendere solo e sempre Caino e mai Abele? Non capiscono che facendo così saranno sempre più distanti proprio dal popolo che pretendono di rappresentare?



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