Mentre ancora si attendono i risultati, le Regionalie del MoVimento 5 Stelle in Emilia Romagna e Calabria registrano un numero sempre più ampio di contestazioni. Le storie di Defranceschi e Pattacini hanno aperto il fronte nella regione rossa dove i 5 Stelle hanno riscosso i primi successi elettorali, mentre al Sud c’è chi parla di ricorsi alla procura e di nepotismo. E c’è anche qualche falso allarme sulla piattaforma della Casaleggio.
LE REGIONALIE IN EMILIA ROMAGNA E IL CASO PIZZAROTTI
Le Regionalie del MoVimento 5 Stelle in Emilia Romagna si sono infatti incrociate con il caso di Federico Pizzarotti, che ha prima dato il suo assenso a un listone di tutti i partiti (compresi PD e Centrodestra) per le elezioni provinciali e ha poi ritirato la candidatura (senza mai ammettere nulla, ma nemmeno prendendosela con i media cattivi che avrebbero montato un caso sul nulla) dopo la moral suasion (chiamiamola così) di Casaleggio e Grillo. A parte Pizzarotti, che sembra traballare sempre di più nell’universo a 5 Stelle, il caso Defranceschi ha visto i parlamentari di zona Walter Rizzetto, Paolo Bernini e Giulia Sarti insieme ad Elisa Bulgarelli – che aveva firmato alcuni post su Facebook che contestavano la scelta di non candidare Defranceschi – e Mara Mucci, sembra essersi spento il giorno dopo la grande rabbia:
L’altro gruppo degli emiliano romagnoli, formato da Giulia Sarti,Elisa Bulgarelli e Mara Mucci, dopo aver firmato una lettera indirizzata alla Casaleggio associati, per adesso, depone le armi. Il problema centrale della loro discussione non riguardava Defranceschi, ma la vecchia questione sulla paternità delle decisioni. Che, dissidenti o meno, oggi come nel passato restano a Grillo e Casaleggio.
Tra la base, intanto, comincia a spuntare qualche malumore per i ritardi nella pubblicazione dei risultati delle primarie («Per il 23 novembre ci dirannochi possiamo votare inEmilia-Romagna», scrive tra gli altri Davide Zannoni, consigliere M5s di quartiere a Bologna), attesa per oggi. E c’è chi critica ancora su Defranceschi, ricordando i precedenti: quella fatta a Defranceschi è«una vigliaccata», dice il capogruppo M5s a Parma Marco Bosi,«pensare che è stato lui con i suoi esposti a dare il via all’inchiesta Spese pazze. E che a ogginon ha neanche ricevuto un avviso di garanzia. Abbiamo già avuto indagati nelle liste, Davide Bono in Piemonte e Massimo Bugani a Bologna». E si prende pure qualche cantonata. C’è chi infatti parla su Facebook di «sistema truffa» a proposito del software di voto per le Regionalie, ma a leggere bene si scopre che la spiegazione è un’altra.
Intanto nelle ultime ore a tenere banco è stato il caso “parentopoli”, sollevato da più testate giornalistiche, rispetto alla candidatura per le primarie online di Diego Antonio Nesci, fratello della deputata Cinque Stelle originaria di Tropea, Dalila Nesci. Un caso discusso, ma non proibito da alcun regolamento interno al partito, in quanto non vi sarebbe nello statuto che regola le consultazioni, alcun veto in merito alla candidatura di parenti o affini di soggetti eletti in precedenza ad altre cariche. Il caso diventa però singolare quando si prende in considerazione il fatto che, a sua volta, la Nesci annovera già tra i colleghi parlamentari grillini il fidanzato Riccardo Nuti.