Le violente frasi contro l’Occidente pronunciate dall’ex presidente russo Dmitry Medvedev sono espressione di un filone che a Mosca va diffondendosi via via di più, nella cerchia di Vladimir Putin. “Sono bastardi e imbranati. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”, le parole affidate a Telegram che da ieri fanno discutere in Europa. Piotr Tolstoj, portavoce aggiunto della Duma – il Parlamento russo – e deputato di Russia Unita, ha dichiarato “Questa volta non torneremo indietro. Inostri elettori sono i primi a chiederci di creare una Grande Russia con l’Ucraina e i nostri alleati bielorussi. Solo così potremo diventare la trave portante di un polo alternativo a quello occidentale”.
Come se la consapevolezza di aver rotto definitivamente i legami con il resto del mondo, tagliando a suon di bombardamenti e crimini di guerra i ponti con i Paesi con i quali fino al 24 febbraio si intrattenevano scambi commerciali e diplomatici, autorizzi a spingere ancora di più sull’acceleratore delle tensioni internazionali. “Ci vorranno anni per convincere la nostra gente della bontà di quel che stiamo facendo. L’Ucraina non è un nemico tale da giustificare quel che sta accadendo e servirà almeno un decennio per demilitarizzare Kiev. Ne serve uno più grande, più temibile”, sostiene il generale Vladimir Shamanov, ora deputato della Duma.
Per Orlando Figes, storico inglese esperto di Russia intervistato oggi da Repubblica, quella di Medvedev è “anche una scelta di lealtà politica”. “Ossia – spiega – vuole sottolineare che in Russia oggi non c’è alternativa a Putin. E che se un giorno Medvedev ne prendesse il posto, la linea durissima della Russia in Ucraina non cambierebbe di una virgola. È senza dubbio un’escalation che inaugura una fase pericolosa”. E il motivo per il quale questo approccio fa presa sulla popolazione è perché “buona parte della Russia non è mai uscita dalla Guerra Fredda, specialmente la popolazione dai 45 anni in su”, sulla quale la retorica che vuole l’Occidente pronto a distruggere il Paese funziona ancora. “C’è poi un secondo motivo dell’enfasi sulla presunta russofobia – conclude Figes – e cioè stimolare la coscrizione militare e la mobilitazione della popolazione”.