Pensioni e staffetta generazionale, una spiegazione

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Vado subito al dunque: il nostro sistema pensionistico è SENZA TESORETTO (“a ripartizione”), in quanto le pensioni ogni anno sono pagate dai contributi previdenziali e – se questi contributi non bastano – da un trasferimento di fondi dallo stato all’INPS. Un sistema pensionistico senza tesoretto va in crisi finanziaria se le persone in media vivono più a lungo (ottima cosa) e se le generazioni successive sono più piccole delle precedenti (a motivo di un numero troppo basso di figli). Sotto questo profilo, è una banalità osservare come l’immigrazione possa riempire in tutto o in parte questo divario. Vi sono quattro modi per gestire questa crisi del sistema pensionistico:



1) aumentare i contributi previdenziali, cioè tassare di più il lavoro
2) abbassare le pensioni
3) aumentare il trasferimento dallo stato tassando di più e/o tagliando altre spese
4) aumentare l’età pensionabile.

E come mai l’idea di utilizzare il deficit – cioè con lo stato che si fa prestare più soldi – per coprire questo divario tra uscite ed entrate del sistema pensionistico non è di solito una buona idea? La ragione sta nel fatto che di solito questa crisi del sistema pensionistico non è temporanea (breve periodo di troppo pochi lavoratori per pensionato) ma PERMANENTE. Che cosa racconta la storia italiana recente? Dal 1992 le riforme del sistema pensionistico italiano hanno utilizzato in varia misura tutti e quattro i meccanismi di cui sopra. Tuttavia, se non si vuole abbassare il tenore di vita dei pensionati e/o schiacciare il mercato del lavoro con troppi contributi previdenziale, la strada maestra è UNA SOLA: per gestire in maniera razionale la crisi del sistema pensionistico è necessario AUMENTARE l’età pensionabile. Se ci pensate, il meccanismo è molto sensato: si vive in media di più e dunque una parte di questa vita aggiuntiva la si passa lavorando. E se ci pensate ancora di più, ogni tanto sorge il sospetto che coloro i quali non vogliono questa soluzione per il sistema pensionistico non abbiano dimestichezza con il lavoro, oppure non amino il lavoro. Ecco dunque la ragione per cui le riforme Dini, Maroni, Sacconi e Fornero aumentano l’età pensionabile.



Pensionati e lavoratori secondo l’INPS

In queste settimane il governo Conte pensa invece di tornare indietro sull’età pensionabile, diminuendola. Anche per colpa dei sindacati, il governo sembra credere all’idea della cosiddetta STAFFETTA GENERAZIONALE: ogni prepensionato lascia lo spazio all’assunzione di un giovane. Mettiamo le cose in chiaro: nel breve periodo è possibile che imprese i cui lavoratori devono andare in pensione DOPO a motivo di una riforma come quella di Monti-Fornero che aumenta l’età pensionabile decidano di assumere meno giovani. Lo stesso Tito Boeri, presidente dell’INPS difficilmente tacciabile di inclinazioni politiche grilline o leghiste, ha un articolo in cui dimostra ciò. Tuttavia, l’effetto è di breve periodo e riguarda la singola impresa che si trova “bloccata” con un aumento dell’età pensionabile dei suoi lavoratori. Che cosa sarebbe successo se la riforma Monti-Fornero si fosse invece basata sull’aumento dei contributi previdenziali? Quale sarebbe stato l’effetto sulla domanda di lavoro da parte delle imprese in questo caso? I ragionamenti sugli effetti delle riforme non vanno fatti solo sulla base dei dati microeconomici ma anche del modo in cui vengono finanziate. Se aumenti l’età pensionabile per gestire la crisi finanziaria del sistema pensionistico stai di fatto evitando di fare altro. Che cosa? Ricorri di meno alle altre scelte possibili: abbassare le pensioni, alzare i contributi, aumentare il trasferimento da parte dello stato.



Se ora il governo vuole ABBASSARE l’età pensionabile deve ragionare sul finanziamento di tali scelte. In questo caso: più deficit. E nel lungo periodo la teoria della staffetta generazionale è FALSA. I paesi in cui l’occupazione degli anziani cresce di più sono esattamente i paesi in cui anche l’occupazione dei giovani cresce di più. Vedete qui l’ottimo Thomas Manfredi: nei paesi che hanno un PIL crescente (la torta che diventa più grande) sia lavoratori anziani che giovani contribuiscono a produrre questa torta più grande, lavorando in numero maggiore. Che dire della situazione attuale? Il governo mette in pericolo i conti pubblici inseguendo teorie farlocche sugli effetti di lungo termine della staffetta generazionale, in quanto crede a un triste modello superfisso in cui la domanda di lavoro è fissa, e dunque l’unico modo per assumere più giovani consiste nel prepensionare i lavoratori anziani. Come mettere una pezza a questa difficile situazione, quando non sembra che vi sia la volontà politica di mettere la retromarcia? A motivo dei ragionamenti di cui sopra, si potrebbe al massimo pensare a una TEMPORANEA riduzione dell’età pensionabile, lasciando ben ferme le riforme Maroni e Fornero nei loro effetti di medio-lungo termine.

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