L’appello a Putin dei parenti delle vittime di Babyn Yar: “Vattene dall’Ucraina” | VIDEO

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I parenti degli ebrei massacrati a Babyn Yar durante l'Olocausto si rivolgono a Putin da un rifugio sotterraneo

I parenti delle vittime di Babyn Yar, uno dei peggiori eccidi dell’Olocausto a memoria del quale era stato costruito un monumento rimasto distrutto in seguito al bombardamento russo alla torre della tv di Kyiv, che si trova lì accanto – si rivolgono direttamente a Putin in un video registrato in un rifugio sotterraneo. La prima a parlare è Romanova Valentyna Yosypivna: “Sono nata in Ucraina il 22 giugno 1941. Ho visto la guerra e sono stata sotto le bombe a Kyiv, i miei parenti sono morti a Babyn Yar. Il febbraio 24 Kyiv è di nuovo tornata sotto le bombe. Putin, porta via il tuo esercito, esci immediatamente dall’Ucraina. Vogliamo la pace”.





L’appello a Putin dei parenti delle vittime di Babyn Yar: “Vattene dall’Ucraina”

In coro gli altri presenti nel filmato dicono: “Vogliamo la pace”. Poi è il turno di Oleg Yakovych: “Sono nato a Kyiv nel 1940. I miei parenti sono morti a Babyn Yar nel 1941, ora mi sto nascondendo in un rifugio anti bomba per ripararmi dai nemici. Putin, esci da Kyiv e da tutta l’Ucraina”. L’ultima è la più anziana: Lukash Tamara Oleksiivna, nata nel 1939. “Vivevo a Kyiv prima che la guerra iniziasse – afferma – sono nata qui e qui ho sempre vissuto. Durante la guerra, i miei parenti ebrei dalla parte di mia madre furono portati a Babyn Yar e lì furono uccisi. Anche oggi sono a Kyiv e quest’anno è un orrore. Putin, voglio che tu muoia. Lasciaci in pace, bastardo. Non vogliamo vederti, non vogliamo sentirti. Vogliamo la pace”.

Il 26 settembre del 1941, in risposta a una serie di attacchi delle forze di sicurezza sovietiche che avevano distrutto alcuni avamposti militari tedeschi, le autorità naziste diedero l’ordine di sterminare gli ebrei di Kyiv. Con la collaborazione della polizia ucraina, ne fecero radunare a migliaia attorno alla gola di Babyn Yar: gli fu detto di depositare i propri documenti, gli oggetti personali e gli indumenti in appositi cumuli. Poi furono fucilati. Nel giro di due giorni, tra il 29 e il 30 settembre del 1941, in quel fossato lungo circa 150 metri, largo 30 e alto 15  furono massacrati più di 33.750 ebrei.