Così Maroni fugge da Piazzapulita mentre si parla di Russiagate

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La storia della politica è fatta di tante ritirate strategiche per evitare brutte sconfitte. Ma è fatta anche di politici mandati in tv a dire qualcosa e ad andarsene dopo un po’ per dimostrare il dissenso nei confronti della trasmissione e sabotarla, per aizzare il popolo contro i giornalisti e cercare di far dimenticare così la vera materia del contendere. Ieri Roberto Maroni se ne è andato in diretta da Piazzapulita perché si parlava di Russiagate. E lo ha fatto dopo aver sostenuto che “Salvini non è fuggito, non diciamo sciocchezze, c’è un’inchiesta in corso”.



Per la Lega è la normalità: secondo loro Salvini può accusare i candidati e gli eletti altrui di essere “inquisiti”, può parlare di Bibbiano dove c’è un’inchiesta in corso per addossare colpe al PD nazionale per le eventuali responsabilità da dimostrare del sindaco di un paesino dell’Emilia Romagna, ma se si parla di Russiagata si tratta di “tanto fumo su una cosa che deve ancora essere verificata, la politica è un’altra cosa”.



La fuga è una tattica che fa fare la figura degli indignati, fa piacere al Capo, aizza i fans perché esprime indignazione. Maroni s’è dato al momento giusto: subito dopo aver detto che la Lega non fugge. Meglio di così è difficile.



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