Marco Cappato torna in Svizzera: “La persona accompagnata non è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”

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Una nuova richiesta di aiuto è arrivata al tesoriere dell'associazione "Luca Coscioni" Marco Cappato, che proprio per questo motivo oggi è tornato in Svizzera

Una nuova richiesta di aiuto è arrivata al tesoriere dell’associazione “Luca Coscioni” Marco Cappato, che proprio per questo motivo oggi è tornato in Svizzera. Questa volta, a chiedere una mano è stato un uomo affetto da Parkinsonismo atipico, che ha chiesto di essere accompagnato nel Paese elvetico per poter accedere al suicidio assistito legalmente. La moglie dell’uomo ha rilasciato alcune dichiarazioni all’interno di un video, sottolineando come “la scelta del fine vita è un diritto fondamentale, in queste ore se mio marito confermerà la sua decisione consapevole e responsabile sarà libero di porre fine alle sue sofferenze”. Nello specifico, la donna ha detto:



Mio marito Romano è affetto da una grave malattia neurodegenerativa, una forma di Parkinson molto aggressiva che gli ha paralizzato completamente gli arti e che ha prodotto una disfagia molto severa che lo porterà a breve a una alimentazione forzata. Quando a inizio luglio Romano ha espresso in maniera molto responsabile e consapevole il desiderio di interrompere questa lunga sofferenza ci siamo rivolti per informazioni all’Associazione Luca Coscioni e abbiamo chiesto aiuto anche a Marco Cappato. Tutto questo per evitare problemi legali visto che nel nostro Paese non esiste un quadro legislativo chiaro sulla scelta del fine vita che è un diritto fondamentale dell’uomo. Dopo un lungo viaggio molto faticoso, per Romano, siamo arrivati in Svizzera e stiamo aspettando la visita del dottore. Se davanti al dottore confermerà la sua decisione consapevole e responsabile già espressa, da domani (oggi, ndr) sarà libero di porre fine alle sue sofferenze.

 



Marco Cappato torna in Svizzera: “Una nuova disobbedienza civile, la persona accompagnata non è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”

L’uomo che ha chiesto l’aiuto di Marco Cappato ancora non dipende da trattamenti di sostegno vitale. Se dovesse confermare la sua decisione, potrebbe morire oggi stesso nella clinica svizzera. Il tesoriere dell’Associazione “Luca Coscioni”, protagonista negli utlimi anni di tante battaglie sulla dignità del fine vita, ha dichiarato: “Sono di nuovo in Svizzera per fare valere quello che dovrebbe essere un diritto fondamentale”.

Poi, Cappato ha spiegato che quella che riguarda Romano è una “nuova disobbedienza civile” dal momento che “la persona accompagnata non è ‘tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale’, quindi, come la 69enne veneta Elena Altamira”, malata terminale di cancro morta in Svizzera la scorsa estate con suicidio assistito, “non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-Dj Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia”.



In Italia, infatti, il suicidio assistito è disciplinato dalla sentenza della Corte Costituzionale del 25 settembre 2019, che di fatto ritiene non punibile “ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.