Non solo Venezia: la mappa delle zone a rischio allagamento

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Oltre all’Alto Adriatico, quindi alla Laguna di Venezia, già oggi a rischio inondazioni, le zone costiere maggiormente in pericolo nei prossimi decenni risulteranno quelle di Oristano e Cagliari, in Sardegna e di Taranto, in Puglia

Non solo Venezia. Il fenomeno dell’innalzamento dei mari innescato dal riscaldamento globale – i cui negazionisti sono in buona parte scomparsi nei giorni scorsi – porta a rischio molte zone dell’Italia. Spiega oggi Il Sole 24 Ore che secondo le proiezioni dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) entro il 2100 migliaia di chilometri quadrati di aree costiere italiane rischiano di essere sommerse dal mare, in assenza di interventi di mitigazione e adattamento. «Entro fine secolo – dice al quotidiano Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio di modellistica climatica e impatti dell’Enea – il livello medio del mare lungo le coste italiane salirà di circa un metro, con differenze tra la costa Tirrenica e la costa Adriatica. La costa Tirrenica avrà un innalzamento più repentino rispetto al lato Adriatico».



I chilometri di costa a rischio allagamento (Il Sole 24 Ore)

Secondo l’oceanografo dell’Enea, oltre all’Alto Adriatico, quindi alla Laguna di Venezia, già oggi a rischio inondazioni, le zone costiere maggiormente in pericolo nei prossimi decenni risulteranno quelle di Oristano e Cagliari, in Sardegna e di Taranto, in Puglia. Ma c’è di più:

Il centro di ricerca britannico Cdp ha appena pubblicato un report sull’innalzamento dei mari a livello globale. Il Cdp ha raccolto dati relativi a 630 città in tutto il mondo. Risulta che il 71% delle amministrazioni locali ha già problemi con le inondazioni. «In passato – spiega la ricercatrice britannica Kyra Appleby – il problema dell’innalzamento improvviso delle acque era un fenomeno che avveniva ogni 100 anni, mentre ora la frequenza è molto più elevata.



Il livello di innalzamento è maggiore in Asia e Africa, ma colpisce anche l’Europa. Numerose città nel mondo stanno mettendo in campo strumenti per evitare che le persone siano costrette a emigrare. L’esempio – continua la ricercatrice – è quello delle dighe olandesi. A Lagos, in Nigeria, il governo sta costruendo una grande barriera di sabbia per salvare la città. Il messaggio forte del nostro dossier è che i cambiamenti climatici non avranno effetti tra 30 anni, ma sono attivi già oggi». E l’Italia che fa?

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