Le bugie e le dimenticanze che non fanno funzionare Immuni

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Le ASL non chiedono, i contagiati non parlano. E così con Immuni, nonostante gli 8 milioni di dowload, sono stati scoperti appena 13 positivi

“In realtà siamo a 8.14 milioni, ma è difficile rimanere al passo con tutti i cittadini che hanno deciso di proteggere i loro cari e il Paese scaricando Immuni“, si legge sul profilo twitter ufficiale della app, che pubblica una immagine in cui si indicano “8 milioni di download”. Ma quanto è efficace Immuni? Finora, spiega Repubblica, ha registrato 499 positività tra gli utenti e ha inviato 8.887 notifiche a chi è stato a contatto con i contagiati. Con il tracciamento digitale, però, sono stati scoperti appena 13 nuovi positivi. Qual è il motivo?



la procedura da seguire nel caso di positività al Covid-test doveva essere questa: la Asl riceve il risultato del tampone, chiama il paziente per avvertirlo e, nello stesso tempo, gli chiede se vuole fornire il codice alfanumerico generato dalla app così da attivare anche il contact tracing digitale. La cronaca di questi giorni dimostra però che non va sempre in questo modo. Il ministero dell’Innovazione ha raccolto già una decina di segnalazioni di presunte omissioni dei Dipartimenti di prevenzione, e anche il neoconsigliere regionale ligure Ferruccio Sansa ha raccontato su Facebook la brutta esperienza vissuta con la Asl 3 genovese:



«Abbiamo chiesto se possiamo comunicare i dati di Immuni visto che abbiamo scaricato la app tutti (genitori e figli). Risposta: Immuni? Non sappiamo cosa bisogna farne». Abbiamo chiesto un parere al professor Italo Angelillo, che è il presidente della Società italiana di igiene e medicina preventiva. «Può capitare che gli operatori di sanità pubblica, oberati dall’intenso lavoro di questi mesi, possano dimenticarsi di chiedere al paziente se ha Immuni. Non è certo la prima domanda che fanno. E, ricordo a tutti, il settore è sotto organico di 6.000 operatori, chiesti al ministro della Salute Speranza e mai arrivati. È altrettanto vero, però, che la app è stata scaricata da un numero esiguo della popolazione, e spesso accade che siano gli stessi pazienti, forse perché scioccati dalla scoperta della positività o perché non si fidano, a non dirci di averla

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