Come probabilmente ultimo atto del mio impegno nel gruppo di lavoro di Valditara ho partecipato all’ “Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura”. Tra i partecipanti il Prof Eraldo Affinati, fondatore della Penny Wirton, una associazione finalizzata all’insegnamento dell’italiano a stranieri. Rende il nome dal protagonista di un bel romanzo di Silvio d’Arzo (Penny Wirton e sua madre) che narra la storia di un percorso parallelo di crescita di un giovane (Penny) e di un adulto (sua madre). Questa attività si basa sul volontariato e mia moglie, il giovedì, insegna a immigrati (giovani e meno giovani). Mia moglie ha coinvolto anche i suoi studenti che svolgono in questo modo l’attività di alternanza scuola-lavoro. L’attività e molto semplice ed informale: intorno a un tavolino si siedono due ragazzi italiani e uno straniero e cercano di comunicare fra loro. Questa attività è molto formativa per gli studenti: non solo capiscono che insegnare è difficile ma anche si rendono conto che l’immigrato è una persona e non solo un “ problema” da cercare d’ignorar più o menoe. Ogni immigrato ha una storia, generalmente non banale. Ad esempio, mia moglie attualmente segue una giovane moldava, laureata in fisica nel suo paese che fa la badante da noi. Capire perché i migranti hanno lasciato la loro terra è moto istruttivo. Pertanto, appena mia moglie ha saputo della presenza del mitico Affinati mi ha chiesto di contattarlo in quache modo per poterlo invitare alla sua scuola. Purtroppo mi è sfuggito… Se mi continuano a invitare all’Osservatorio cercherò di intercettarlo.
L’ultima osservazione è che queste attività sono solo gocce di acqua nell’oceano di cose da fare. E’ di oggi la notizia che questo anno ben 117 mila italiani (quasi sempre dotati di alto titolo di studio) sono emigrati all’estero. Gli stranieri che arrivano qui sono quasi sempre senza titolo di studio e quindi inadatti ad inserirsi in una società della conoscenza come è la società moderna. Quindi hanno spesso davanti a sé un futuro oscuro, fatto di mensa per i poveri e di piccoli furti. Eppure, nonostante questo, sono ottimista. In modo irragionevole, ma sono ottimista. Forse perché sono rimasto affascinato dalla grande bellezza di Roma: la mia camera d’albergo dava sulla facciata illuminata di Santa Maria Maggiore regalandomi una visione celestiale. La mattina dopo sono passato a San Pietro a Vincoli a vedere il Mosè di Michelangelo e in Santa Maria Maggiore ho ammirato, nella cappella Paolina, la luna galileiana dipinta dal Cigoli: la prima rappresentazione della Luna come appariva dal Telescopio recentemente introdotto da Galileo Galilei quindi satellite pieno di monti e valli e non astro incorruttibile (come voleva Aristotele) e, pertanto, non simbolo della purezza della Madonna (come voleva la Chiesa). Ma forse, non è stata la bellezza della Città Eterna a rendermi fiducioso. E’ stata invece la bellezza ancora più fulgente dell’anima dei volontari che sottraggono tempo alle loro famiglie per aiutare i migranti. Se c’è volontariato, se c’è partecipazione, se c’è solidarietà, la speranza di un mondo migliore non può morire. Quindi W la Penny Wirton e W tutte le associazioni/iniziative simili.
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